«La legalità? Un investimento. Per il nostro futuro e per l’immagine delle nostre imprese all’estero». Agli Stati generali dell’educazione e della legalità, ieri a Palazzo Lombardia, il governatore della Regione Roberto Maroni illustra le iniziative di prevenzione portate avanti, a partire dalle scuole. «Vogliamo prevenire il crimine e la corruzione, lanciando ai giovani un messaggio chiaro – afferma Maroni – il crimine non paga, la legalità sì, sempre».
In campo iniziative concrete, come la rete dei Centri di Promozione della Legalità (attivati in ogni provincia lombarda), in cui sono state coinvolte con un ruolo da protagonista anche le associazioni degli imprenditori, «dando la possibilità agli studenti di essere impiegati, attraverso esperienze di stage, nei settori più attivi nella lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata». È un tema su cui le imprese sono assolutamente “sul pezzo”. «È un tema che è giusto affrontare –
per il presidente di Confartigianato Imprese Varese Davide Galli – dovremmo farlo un po’ tutti, perché è bene che si faccia nelle scuole, con le nuove generazioni, ma anche nelle aziende. Perché è vero che il nostro territorio non è così impattato come altre realtà, ma la cultura della legalità va diffusa a tutto tondo». Anche perché Davide Galli intravede due fenomeni che si sono incrociati in questi ultimi anni: da un lato, la grave crisi che ha colpito il nostro territorio negli ultimi anni, «che è stata complice di un acuirsi di certi fenomeni di illegalità», dall’altro il “cancro” ancora non sconfitto della corruzione.
«Mi spaventa – sottolinea il presidente degli Artigiani – perché dopo gli anni di Tangentopoli ero convinto che le azioni della magistratura nei confronti di questo fenomeno avrebbero migliorato la situazione, invece a quanto pare siamo ancora a livelli di guardia». Il presidente Galli non rinuncia però a guardare il bicchiere mezzo pieno: «Un messaggio positivo che mi sento di dare è la constatazione del fatto che nei ragazzi di oggi vedo una maggiore attenzione su questi temi della legalità – ammette l’artigiano gallaratese – credo che l’inclusione, e la rete con il mondo della scuole, sotto questo punto di vista, possa aiutare molto. Ad esempio, l’idea di trovare soluzioni in grado di attrarre i ragazzi all’interno del mondo del lavoro, che siano alternative all’abbandono, possa sottrarli da situazioni in cui potenzialmente sarebbero alla mercé dei fenomeni di illegalità». Anche il presidente provinciale e regionale di Confapi Franco Colombo ci tiene a mettere in luce l’altra faccia della medaglia dei fenomeni di illegalità: «Credo che la Lombardia sia un modello per la legalità, la trasparenza e la sicurezza, così come lo è per l’efficienza e il costo della macchina pubblica. Gli episodi sotto la lente della magistratura non vanno sottovalutati ma vanno letti in relazione alle dimensioni del sistema economico lombardo».
Eppure la guardia va tenuta alta: «Non va mai dato per scontato, ma è innanzitutto un tema di educazione civica, che riguarda la compatibilità tra l’interesse del singolo e quello generale – sottolinea Franco Colombo – per le imprese la legalità va vista come un investimento in immagine, per essere più credibili all’esterno, evitando gli stereotipi, come quello di Milano legato agli scandali di Expo e di Roma legato a Mafia Capitale. Dobbiamo fare tutti la nostra parte». Anche la burocrazia però deve fare la sua parte. «Meno leggi, più certe – invoca il presidente di Confapi – a volte l’eccesso di burocrazia è il grande nemico della legalità. Se le norme sono asfissianti, c’è chi cade nell’eccesso colposo di legittima difesa contro la burocrazia».