– Un prestigioso riconoscimento internazionale per lo stabilimento della Lindt di Induno Olona, per la sua efficienza e organizzazione. Il Japan Institute for Plant Maintenance ha assegnato all’azienda varesina il premio Tpm Excellence Award, che certifica la perfetta applicazione della metodologia Tpm, ovvero total productive maintenance, una filosofia giapponese di gestione del lean manufactoring, inventato dalla Toyota negli Anni 60. La sede produttiva italiana di Induno Olona è la prima del gruppo Lindt&Sprungli, leader mondiale nella produzione di cioccolato, ad aggiudicarsi questo importante riconoscimento internazionale, che premia una cultura aziendale in grado di garantire massima qualità ed efficienza del sistema produttivo con una logica di “zero incidenti, zero difetti, zero guasti”.
Soddisfatti ovviamente per il riconoscimenti ricevuto, i vertici dell’azienda. «Abbiamo approcciato la metodologia Tpm a partire dal 2010 per necessità e per convinzione – afferma , ceo di Lindt Italia – alla luce della nostra priorità quotidiana, che è quella di fornire ai consumatori cioccolato di massima qualità, avevamo la necessità di incrementare la nostra efficienza». Attraverso l’applicazione di questa filosofia gestionale, che ha coinvolto tutte le persone che lavorano nello stabilimento di Induno Olona,
Lindt Italia ha ottenuto risultati di efficienza importantissimi. «Aumentavano i prodotti con meno lavorazioni manuali – riprende Parini – e dovevamo garantire la massima produttività nella produzione delle boules Lindor, il prodotto più importante per Lindt in Italia e all’estero».
I risultati ottenuti dall’azienda varesina grazie all’applicazione del metodo giapponese Tpm sono sotto gli occhi di tutti. «Abbiamo migliorato la produttività – sottolinea , direttore Operations di Lindt Italia, l’artefice dell’implementazione del Lean – l’efficienza delle linee e i rendimenti in generale; negli anni sono diminuiti i costi diretti e indiretti. Siamo riusciti ad abbassare i consumi di energia e di acqua, sono migliorati i livelli di servizio, è sceso l’assenteismo ed è aumentato l’indice di soddisfazione dei dipendenti».
È dal 2011 che l’azienda varesina ha iniziato concretamente ad applicare la metodologia Tpm, partendo prima con piccoli progetti e poi estendendola a tutto lo stabilimento, lavorando su otto aree, definite pilastri; dal pilastro “Autonomus Maintenance”, che insegna alle persone di una linea produttiva a prendersi cura delle macchine affinché non si fermino per guasti evitabili a quello del “Focus Improvement”, che si occupa di evitare gli sprechi, le perdite di prodotto, tempo e manodopera. Senza dimenticare i piani di formazione dei lavoratori delle linee, al miglioramento della qualità a partire dai reclami e dai suggerimenti dei consumatori. «Con il Tpm – prosegue Cerina – abbiamo migliorato anche la cultura della sicurezza del lavoro». La nuova sfida di Lindt è scalare tutti i cinque step del livello di certificazione.