VARESE Il trans innamorato che non si rassegna: prima si trasforma il stalker, poi si rivolge agli dei. Si è chiaramente definita la vicenda relativa alla macumba d’amore inscenata nella notte tra mercoledì e giovedì tra le tombe del cimitero di Giubiano. L’indizio sul quale gli investigatori della squadra mobile di Varese hanno lavorato è una fotografia.
Uno scatto lasciato tra un cuore di bue, delle frattaglie di pollo, una maglietta, delle rose e uno spruzzo di vino,
che ritrae un uomo e una donna: felici, sorridenti, abbracciati.
Solo che la donna è un trans brasiliano di 30 anni, noto alla Varese by night più trasgressiva, con il nome d’arte di Vivian, che per il compagno ritratto con lui nell’immagine ha perso la testa.
Vero amore, tanto da rivolgersi alle divinità celebrate dalla santeria affinché l’adorato tornasse. La vicenda è complessa e se non sfidasse parecchi pregiudizi verrebbe giudicata persino romantica. Eccezion fatta per qualche dettaglio: ad esempio la denuncia dell’ex nei confronti del trans per stalking quando, a storia chiusa, Vivian non rassegnandosi iniziò a pedinare l’amato in ogni dove.
Vicenda che, per altro, arriverà davanti ai giudici del tribunale di Varese il prossimo 9 aprile: Vivian, al momento irreperibile, siederà al banco degli imputati (forse), mentre la vittima, un uomo di 40 anni residente nel Varesotto con moglie e figli, starà al posto riservato alle vittime. Tutto avrebbe avuto inizio nel 2010. Il trans, all’epoca, “lavorava su appuntamento” al momento dell’incontro fatale. I due si piacciono poi scoppia il sentimento: la coppia diventa coppia davvero legata da un rapporto stabile che dura un anno. Nel 2011 la coppia scoppia; l’amato tronca un rapporto divenuto troppo litigioso, troppo difficile, troppo complicato. Troppo in ogni senso, anche perché lui ha una famiglia. Vivian a quel punto impazzisce dal dolore e non si rassegna.
Il servizio completo sul giornale in edicola domenica 24 marzo
s.bartolini
© riproduzione riservata