Più di 300 persone hanno partecipato alla quinta marcia della pace interreligiosa, quest’anno sul tema «le religioni sul cammino della misericordia». Al termine del pellegrinaggio sulla via delle Cappelle, il gruppo si è compattato sulla terrazza del Mosè, dove le diverse comunità religiose hanno voluto lanciare un messaggio di pace. La prima ha prendere la parola è stata , un membro della comunità Baha’i di Varese, il cui profeta Baha’u’llah 200 anni fa proclamò che Dio è
uno e il destino dell’uomo è di pace. La comunità ebraica è stata rappresentata da che, dal 1991 al 2007, ha presieduto l’associazione Amici di Nevé Shalom/Wahat al-Salam: nome che indica un’oasi di pace dove Ebrei e Arabi Palestinesi vivono insieme, situato a 30 chilometri sia da Gerusalemme che da Tel Aviv-Jaffa. ha parlato a nome della comunità musulmana, citando l’episodio nel quale alcune persone chiesero al profeta di pregare Allah per punire i miscredenti, ma egli rispose: «Non sono stato invitato per maledire, ma per essere misericordioso. Non c’è superiorità di un arabo nei confronti di un non arabo, né di un nero nei confronti di un bianco, se non nella misericordia». Baroudi ha anche denunciato il fango che si getta sull’Islam quando lo si accusa di crimini per i quali invece è innocente, «perché non ci sono persone più vicine ai cristiani che i musulmani». Presente anche l’ del centro culturale islamico di Varese Omar AlFaruk, che descrivendo l’atmosfera che si respira nella nostra città ha detto: «L’integrazione che altrove è utopia, qui è realtà». I buddisti hanno parlato della misericordia che è compassione. , parroco di Santa Maria del Monte, ha tirato le fila della giornata: «Due anni fa per la stessa manifestazione eravamo molti di meno. Quest’anno vedo che non solo le persone ci hanno messo faccia e gambe, ma anche capacità di ascolto. Non capita spesso di vedere tanti giovani. Non fate che questo evento sia una voce isolata».