Cara Provincia,
per l’ennesima volta sentiamo previsioni allarmistiche rilanciate dai siti che vivono di anticicloni chiamati con nomi sempre più improbabili, e sembra che appena l’estate fa l’estate arrivi l’Armageddon. Nonostante non esistessero internet e smartphone, e per sapere che tempo avrebbe fatto il giorno dopo si dovesse aspettare le 19.50 con la sigla di “Che tempo fa”, rimpiango il leggendario colonnello Bernacca che, con il suo rassicurante sorriso, raccontava semplicemente la natura per quella che è: calda d’estate e gelida d’inverno. Con la scomparsa di un grande della meteorologia come Salvatore Furia, almeno noi a Varese possiamo ancora salvarci con il suo Centro Geofisico Prealpino e la serietà del vedanese Piernando Binaghi sulla televisione svizzera. Siano d’esempio per tornare a una meteorologia non urlata, ma rispettosa della natura e della nostra intelligenza.
Bruno Rossi
Castronno
(S. Aff.) L’homo tecnologicus pretende di controllare tutto, anche il clima – regolare o bizzoso che sia – ma è ovvio che non ce la possa fare. Il meteorologo vero è quello che ragiona sui dati e non cerca la copertina: chi dice “sarà l’estate/inverno più calda/freddo del millennio” mente sapendo di mentire, ma sapendo anche che la gente abboccherà e, alla meglio, condividerà ciecamente su Facebook. Bernacca è stato icona di un’Italia semplice che non c’è più, Binaghi è un signore forse fuori dal tempo. Noi tutti, comunque, potremmo dare l’esempio: evitando di lamentarci a giorni alterni di sole e pioggia.