Parliamo di musica. Di ritorno da quel di Padova, invitata al concerto di apertura del Veneto Festival a cura del maestro Claudio Scimone, colui che ha fatto scoprire al mondo la musica barocca, mi sento di fare qualche considerazione in merito al nostro stato dell’arte.
Se è pur vero che nemo propheta in patria, vedasi il fondatore dei Solisti Veneti, per anni molto più celebre all’estero che in Italia e men che meno nella sua città, anche Varese si può fregiare di aver dato i natali o di aver ispirato numerose eccellenze musicali, ahimè ancora troppo poco tenute in conto. Dall’immenso Giancarlo Menotti in quel di Cadegliano, creatore del celeberrimo Festival dei due Mondi a quel rivoluzionario che fu Gianfranco Maffina e la sua Fondazione Russolo-Pratella, la più completa documentazione bibliografica sul Futurismo musicale, passando a Flavio Premoli, “le dita più veloci delle tre valli varesine”, compositore e tastierista storico della Premiata Forneria Marconi, fino ai giorni nostri. Prendiamo ad esempio il binomio Plano-Paliaga.
Un fenomeno che a livello musicale avrebbe già soggiogato e solleticato fior di agenti ed organizzatori di concerti in altri Paesi. Qui invece, sebbene la cosa sia molto apprezzata e applaudita come nella loro recente performance al Teatro Apollonio a favore della Cuamm, rimane ancora alquanto in sordina. Ma non ci sono soltanto loro, che dire di Alessandro Cadario? Compositore e direttore d’orchestra di talento, anche lui più noto fuori dalle porte di Varese, o Fabio Bruno, schivo e modesto, che in tutta discrezione, nella sua casa nel bosco compone ammirevoli musiche da film.
E poi c’è Lory Muratti, scrittore di successo nonché re della Beat Generation born in Monate…Senz’altro la lista non si ferma qui e chiedo venia a coloro che non vengono citati per ignoranza della sottoscritta. Ignoranza, per l’appunto, dovuta alla mancanza di cultura musicale nelle nostre scuole, contro di cui tanto lottò il compianto Musajo Somma. E dire che l’arte di Euterpia sarebbe di un grandissimo aiuto proprio nel cruciale momento che stiamo attraversando per il suo potere taumaturgico. «La musique adoucit les moeurs», la musica addolcisce gli animi, diceva Mc Solaar e molto prima di lui Aristotele. Perché allora non diffonderla anche nelle aule di Montecitorio?
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