Sono assenti da tanti anni, ma portano Bobbiate nel cuore. E quante volte hanno raccontato a moglie, figli e nipoti il fascino segreto del rione. Perché i Bobbiatesi non hanno nostalgia di Varese, ma di Bobbiate.
«Di Bobbiate mi mancano la semplicità e la tranquillità di vita che offriva un quartiere veramente a misura d’uomo, dove ho trascorso fino all’adolescenza anni meravigliosi» racconta , che si è trasferito nel 1997 a Singapore per lavoro (un lavoro di responsabilità, che di tanto in tanto lo porta anche a comparire in televisione).
Marco, che si definisce un Sandokan bobbiatese, vive a Singapore con la moglie Kerry che è australiana e con i figli Scarlett e Rafel. I bimbi, anche se abitano lontano, tutte le estati vengono a trovare il bisnonno Piero che vive ancora a casa sua a Bobbiate e ha 99 anni; la nonna Mary e il nonno soprannominato «Bardelli Radio-TV» perché una volta aveva un negozio di elettrodomestici proprio nel rione.
Natura e passeggiate
Un altro bobbiatese che ha fatto carriera all’estero, in questo caso in Germania, è , rinomato pianista: «di Bobbiate ricordo sempre la Madonnina, il Roccolo, il “giro dell’anello”, i luoghi in cui ho trascorso la mia infanzia. La natura è tutt’oggi presente a Bobbiate, per me tali luoghi erano e sono simboli di gioia e libertà». Nel cuore del pianista ha fatto breccia la Madonnina: «lì erano frequenti le passeggiate durante tutto l’anno, particolarmente amati erano i giorni d’invero con la neve poiché era possibile slittare e bobbare». E ancora: «Il Roccolo era meta primaverile ed estiva. Il giro dell’anello era famoso per le gare in bicicletta, la sua forma circolare credo abbia affascinato ogni bambino».
Bressan è tornato a Varese il 6 gennaio scorso per suonare al Sacro Monte: «In quell’occasione il signor mi ha omaggiato di alcuni documenti riguardanti la Madonnina dicendomi: Perché tu nel tuo pellegrinare per il mondo non te ne dimentichi. Ma dimenticarmi della Madonnina è impossibile».
Spontaneità unica
, imprenditore nel campo del florovivaismo, ha lasciato Bobbiate per l’Inghilterra, ma ha già nostalgia del rione: «Mi manca la spontaneità delle persone, quel “pane al pane, vino al vino” – spiega Rovera – La voglia di fare: per esempio ci si trova per caso in piazza in tre, si va a bere una birra si organizza un piatto di pasta e di solito si fanno le quattro del mattino in un baleno. All’estero, invece, funziona tutto su appuntamento. E poi la fantasia: una partita a pallone vestiti da “festa”, una grigliata con mezza bistecca. Oppure una bella partita a carte, Bobbiate e i bobbiatesi all’estero hanno una marcia in più sotto tutti punti di vista: classe, sapere, organizzazione, fantasia, particolare savoir-faire».
Fino alla valutazione conclusiva: «i bobbiatesi all’estero sono in prevalenza manager o imprenditori. Hanno aperto pizzerie e ristoranti o gestiscono aziende, che sappia nessuno lavora per bassa manovalanza».
E dire che l’animale “guida” del rione è l’asino… Non certo perché è stupido, ma perché lavora sodo e ha la testa dura.
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