Riabbracciare Eric Maynor avrà il sapore agrodolce della nostalgia. Troppo, dite? No, provare un sentimento tale nei confronti di un giocatore come lui è semplicemente un segno dei tempi cestistici che corrono. , si capisce.
Nel piattume attuale dell’inventiva applicata alla pallacanestro (e non scriviamo solo pensando a Varese eh, ma a a tutto il basket italiano), basta qualche gallone di talento per restare dentro a un ricordo. Basta qualche giocata di quelle che non si vedono più, bastano due mani d’oro e quel quid d’intelligenza che ti permette di essere sempre una frazione di secondo davanti agli altri.
Basta essere Eric Maynor, uno che nella sua carriera varesina non ha mai difeso nemmeno per sbaglio, uno che quando non è stato in forma è stato condizionante in negativo, uno che è stato necessario aspettare, a volte per mesi. Eppure uno forte, uno che così forte si è visto solo un paio di volte (qui e altrove) negli ultimi .
Quindi solo applausi per Eric, stasera. Anche perché si è ricordato (e si ricorderà anche dal vivo…) di ringraziare l’unico allenatore che gli ha permesso di far brillare la sua stella sotto le Prealpi: Attilio Caja.
Dopo la posta del cuore, però, arriverà il momento (più gravoso) del parquet. E un avversario che ha un Maynor nel motore è di certo un avversario da temere. In assoluto la Betaland è una squadra difficilmente comprensibile: otto punti in classifica (due in più di Varese), tonfi rumorosi (in casa contro Pistoia, a Brescia e a Bologna) alternati a guizzi inaspettati (la vittoria a Sassari e quella a Reggio Emilia), giocatori interessanti ma senza una guida tecnica a tenerli assieme (almeno fino all’avvento
dell’uomo di Raeford). Tra questi spicca di sicuro Arnoldas Kulboka, ala di nazionalità lituana classe 1998 e un probabile avvenire di successo davanti alle scarpe: il prospetto è in prestito dal Bamberg e si sta mettendo in luce sia come lungo dinamico, sia come tiratore. Appartengono invece alla categoria “veterani” l’ala ucraina Denis Ikovlev, il play-guardia turco Engin Atsur e il centro Jakub Wojciechowski, che non a caso con l’avvento di Maynor ha giocato il match migliore della stagione (27 punti con 9/11 da 2).
Opzioni che hanno bisogno di uno che se le voglia giocare, che metta ordine, che dia priorità, che colmi eventuali bachi nel sistema operativo con la classe individuale: insomma del Maynor che conosciamo. Niente di più e niente di meno.
E le cifre del suo primo impatto parlano da sole: 17 punti, 7 assist, 5/8 da 3. Ripeterle contro la difesa di Caja, però, non sarà un’impresa facile per l’ex.
E poi c’è Varese. Sul conto della quale il discorso si fa breve. Una vittoria ai biancorossi servirebbe per il morale (dopo tre sconfitte consecutive), per premiare l’abnegazione individuale e di gruppo che continua a non mancare, e poi per la classifica, ovvero per evitare di iniziare a guardare la stessa con qualche patema d’animo (anche se i conti si faranno ben più in là di stasera).
I numeri delle ultime gare hanno detto che la produzione offensiva della Openjobmetis non è stata sufficiente. Eppure una volta si è perso di 4 e un’altra di 3. E in tutte e due le occasioni a metterci lo zampino sono state anche la sfortuna, gli episodi e i fischi contrari.
Quindi? Quindi serve fare poco meglio (questione soprattutto di percentuali) per tornare a sorridere. Si ricominci da oggi.