Il sagrato di Santa Maria di Piazza si trasforma in una «cattedrale all’aperto» per accogliere più di duemila fedeli a sentire la Messa concelebrata dall’Arcivescovo Scola: non poteva esserci più degna conclusione per le celebrazioni per il quinto centenario della posa della prima pietra del Santuario della Madonna dell’Aiuto. Un colpo d’occhio eccezionale, quello della piazza che rappresenta «il cuore di Busto», sotto tutti i punti di vista – lo hanno ripetuto in tanti, tra storici e sacerdoti, in queste due settimane intense dedicate al Santuario – e che ieri mattina lo ha dimostrato in tutta la sua bellezza, con una grande partecipazione di popolo. «Una bella scelta – l’approvazione del Cardinale Angelo Scola – dilatare idealmente le mura di questo storico Santuario alla piazza come se fosse una cattedrale all’aperto».
Se la Madonna dell’Aiuto ha dato una mano facendo splendere il sole per tutta la mattinata, l’organizzazione è stata impeccabile, con la piazza interamente chiusa al traffico e oltre 700 sedie posizionate sul sagrato verso il palco che guardava in faccia al santuario. L’Arcivescovo ci arriva a piedi da piazza San Giovanni e viene accolto con grande affetto da una folla immensa, più di duemila persone. In prima fila le autorità civili, politiche e militari: il sindaco Emanuele Antonelli in fascia tricolore e il consigliere provinciale Valerio Mariani con la fascia blu, la delegata alla cultura Paola Magugliani, regista del programma culturale che ha accompagnato le celebrazioni per i 500 anni di Santa Maria, vestita con un abito che richiamava il colore della cupola del santuario, ma anche i cavalieri del Santo Sepolcro di Gerusalemme.
«È giusto che rendiamo grazie alla Madonna dell’Aiuto, perché come dice giustamente monsignor Severino, la storia di Busto è impastata da questa presenza – le parole di Scola nell’omelia – è l’espressione più bella della natura ambrosiana della nostra Chiesa, il carattere specifico della nostra “chiesa dell’Incarnazione”. Nel Dna abbiamo il senso che Cristo c’entra con tutta la vita e con tutti gli aspetti della vita di tutti i giorni, la famiglia, i figli, l’educazione, il lavoro».
In quest’ottica a Busto la Madonna dell’Aiuto – «appellativo molto bello – secondo Scola – ci serve una compagnia che ci aiuta, sicura, che ci aiuta al bene e ci riporta a suo figlio, agli affetti, al quotidiano, quando pecchiamo e fatichiamo a chiedere perdono» – con la sua mano alzata è «punto sorgente di questa incarnazione». Al termine della cerimonia, in cui l’Arcivescovo ha personalmente dato la comunione ai disabili che erano tutti riuniti a lato del palco,
il Prevosto ha intonato la preghiera di consacrazione a Maria che viene normalmente recitata dai cresimati: «Oggi tutti insieme chiediamo alla Madonna dell’Aiuto che continui ad accompagnarci nelle necessità del tempo contemporaneo, dare accoglienza, ricevere i doni del lavoro e casa, che sorregga il matrimonio e benedica coloro che soffrono». E, prima di rivolgere un «abbraccio speciale» a tutta la città, in particolare a «bambini, anziani, ammalati ed esclusi», Scola ha voluto lasciare «due raccomandazioni per tutti», visto che la sua presenza in città vale «un po’ come visita pastorale». La prima è per «una nuova evangelizzazione» che passa dal «rinnovamento» in varie forme, dalla fede allo stile di vita ecclesiale, dallo spirito di unità nella Chiesa a quello civile e politico. La seconda è per «i ragazzi delle scuole superiori» a cui raccomanda di «imparare ad amare l’altro come altro da sé».