Lo strappo romano tra Salvini e Berlusconi, con il leader leghista che sostiene Giorgia Meloni e il Cavaliere che tiene la barra dritta su Bertolaso, non va letto come un episodio circoscritto o un incidente di percorso. Al contrario, quanto avvenuto intorno al Campidoglio, e subito riecheggiato a Torino, va inteso come una svolta politica epocale. È la fine del centrodestra per come lo abbiamo inteso negli ultimi 20 anni. Ed è l’inizio di un nuovo corso,
che prescinde totalmente da Forza Italia (ormai in fase di disintegrazione) e fa capo alla Lega di Salvini. Una nuova Lega, del tutto spostata a destra e rafforzata dal solido asse europeo che la unisce a Le Pen. Si tratta di un passaggio in un certo senso obbligato. Salvini vuole porsi come autentica alternativa a Renzi, ma quest’ultimo occupa ormai interamente il Centro, inglobando chiunque graviti in quell’area, mentre a sinistra appare più forte l’influenza grillina. Inoltre, la legge elettorale nazionale, lo ricordiamo, obbliga ad accorpare le forze in soggetti più robusti, perciò al segretario federale conviene utilizzare le amministrative di Roma come laboratorio per testare la presa di un nuovo soggetto di destra radicale. Non è un caso, per altro, che la svolta avvenga nella capitale. Non avrebbe certo potuto partire da qui, dalla Lombardia. Primo, perché Roma è, per la nuova Lega, un’area politicamente vergine, quindi sperimentabile, e anche appetibile vista la crescente popolarità di Meloni. Secondo, perché solo così appare sancito il definitivo passaggio da partito territoriale a soggetto nazionale.
Terzo, perché dalle nostre parti sarebbe stato molto più difficile certificare il passaggio culturale alla “nouvelle droite”. Qui è ancora forte l’influenza bossiana, quella del Carroccio della prima ora, nel quale le elezioni di Roma venivano archiviate alla voce “politica estera” e in cui la leadership era incarnata da esponenti come Maroni, che infatti ha subito criticato la scelta di Salvini. Lo stesso ha fatto il vecchio Senatur, al quale, fino a ieri, sarebbe bastata una sola parola per riaprire il dibattito.
E che invece, nella Lega di oggi, viene ammutolito dalla battutaccia irriverente di un parlamentare qualsiasi. Insomma: Berlusconi isolato, Lega trasformata, Centro espugnato. Forse non è solo il concetto di centrodestra ad essersi estinto. Forse è la cosiddetta Seconda Repubblica ad essere giunta al capolinea.