MILANO – “Sono impegnata su questi temi da sempre. Su San Patrignano come con la mia Associazione Genesi per l’arte e i diritti umani. Riesco a bilanciare il mio impegno sociale con il mio impegno politico”. A dirlo, in un’intervista al Corriere della Sera, è Letizia Moratti, sottolineando come non sia sua intenzione lasciare la politica mentre parla del “nostro piano Mattei per l’Africa”, quello che sta mettendo a punto come presidente della Fondazione E4Impact, con la quale si occupa dello sviluppo dell’Africa.
Moratti spiega: “In Africa è prevista una crescita demografica prorompente. Si passerà da 1,3 miliardi di abitanti di oggi ai 2,5 miliardi nel 2050. L’altro fattore da tenere in considerazione è il tasso di imprenditorialità giovanile più alto al mondo. Entro il 2030, circa 30 milioni di giovani africani faranno ingresso ogni anno nel mercato del lavoro. Nella sola Africa sub-sahariana saranno necessari 18 milioni di nuovi posti di lavoro per assorbire i nuovi ingressi; tuttavia,
allo stato attuale ne vengono creati solo tre milioni”. Creare nuovo lavoro è dunque una priorità ed “è – spiega – quello che stiamo cercando di fare con il nostro piano Mattei. Con la Fondazione siamo presenti in 20 Paesi africani e operiamo con tre linee di intervento. La prima è la formazione di giovani imprenditori sia con un Phd post laurea che ha valore in Africa e in Italia. A oggi ne abbiamo formati 1.400. Sia con dei corsi che portano a un diploma. A oggi sono 40 mila. La seconda attività è quella di formare i formatori. Abbiamo creato un network di 24 università con le quali collaboriamo”. Infine, “abbiamo iniziato a creare in 8 Paesi i Centri per l’imprenditorialità: Tunisia, Ghana, Camerun, Etiopia, Uganda, Rwanda, Zimbabwe e il più importante a Nairobi in Kenya. Sono incubatori di imprese che forniscono una serie di servizi per avere accesso al mercato, ai finanziamenti, alle certificazioni di qualità. Solo a Nairobi ha riguardato 450 imprese. E abbiamo raggiunto più di 33 mila agricoltori perché in Kenya il tema dell’agro-food è fondamentale. È solo la metà del lavoro”. L’altra metà, sottolinea, è “mettere in contatto le imprese italiane con le imprese africane che fanno parte della nostra filiera, scelte in base alla rilevanza per l’economia italiana e africana e alla presenza di cluster di imprese italiane interessate. È l’anticipazione di quello che a oggi è stato enunciato, ossia il piano Mattei per l’Africa. Noi lo stiamo applicando. Abbiamo identificato le filiere che sono l’agrifood in collaborazione con Coldiretti, tutto il tema del waste management e dell’economia circolare, il fashion, il design e l’edilizia. Abbiamo già iniziato”.