CANTELLO La strada e le auto minacciano i tipici asparagi bianchi di Cantello. I produttori del pregiato ortaggio varesino temono che il secondo lotto della Pedemontana passi sopra i campi coltivati. Minacciando con asfalto e cemento una produzione storica. Il tracciato, infatti, potrebbe passare sopra un fazzoletto di 5 ettari di terreno seminato, spartito tra 25 produttori. Persone che, negli anni, hanno affrontato grandi sacrifici, scommesse e investimenti. Basta pensare che, per fare 9 file di asparagi lunghe 150 metri si spendono circa 5 mila euro e che il primo raccolto si ottiene tre anni dopo l’investimento.
Grazie alle migliorie apportate alla produzione, i quintali di asparagi prodotti a Cantello sono passati dai 10 di 10 anni fa, ai 140 di quest’anno quando la coltivazione è stata meccanizzata. E, grazie ai nuovi investimenti, l’anno prossimo si prevede una raccolta di 160 quintali. «Peccato che tutto questo lavoro potrebbe avere i giorni contati perché su quel terreno è previsto il passaggio della Pedemontana, con le sue quattro corsie» ha detto Giannino Brusa, presidente dell’associazione
per la produzione dell’asparago di Cantello, durante la conferenza stampa indetta lunedì a villa Recalcati per festeggiare l’ingresso dell’asparago (e dei vini) nel consorzio Varese da Gustare. La grande infrastruttura, anche se l’ingombro fosse ridotto a due corsie come recentemente ipotizzato, si mangerebbe più della metà del terreno. E i campi confinanti alla superstrada potrebbero non essere più ritenuti adatti alla coltivazione degli ortaggi a causa dello smog delle auto.
Si ipotizza che la chiusura dei lavori dell’intera Pedemontana avvenga nel 2014. Una data in cui i coltivatori di asparagi vedono la fine del loro lavoro. «Quel terreno ha delle caratteristiche di sabbiosità, drenaggio e un’assenza di sassi che lo rende difficilmente sostituibile» continua Brusa. «Bisogna infatti considerare che la piantumazione e la raccolta degli asparagi viene fatta a mano, con la schiena piegata e utilizzando un attrezzo apposito, che si chiama “sgorbia”. I terreni argillosi non sono adatti». Una produzione storica per Cantello. Si racconta che quel terreno fu utilizzato fin dai Romani per coltivare gli stessi asparagi bianchi che ci sono oggi, quelli che crescono interamente coperti dal terreno e che, proprio per questo, differiscono dai più comuni asparagi verdi.
Se i campi di asparagi fossero spazzati via, ci sarebbero ripercussioni anche sull’occupazione. Solo per la raccolta stagionale viene dato lavoro a 30/40 persone ogni anno. Alcuni produttori non hanno investito solo nelle metodologie di coltivazione, per esempio dividendo i filari per consentire la «baulatura» a macchina, ma anche nel confezionamento. L’asparago di Cantello quest’anno è stato inserito anche tra i prodotti tipici della Lombardia ed è in attesa di ricevere un riconoscimento europeo. Visto il pregio del prodotto, le amministrazioni che si sono susseguite hanno sempre salvaguardato quelle terre continuando a destinarle alla produzione agricola.
b.melazzini
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