Varese abbraccia la poesia greca, con un appuntamento speciale stasera, alle ore 20.30, presso l’Atelier di Giorgio Presta, in via Amendola 27, con il poeta Sotirios Pastakas. Nato a Larissa, in Tessaglia, dove è tornato a vivere, Pastakas è autore di fama internazionale e i suoi libri ad oggi sono stati tradotti in numerose lingue. A Varese presenterà “Corpo a corpo”, il primo libro tradotto in italiano ed edito da Multimedia Edizioni. Il poeta americano Jack Hirschman lo descrive come “un
eccellente poeta greco contemporaneo che riflette nei suoi testi molte delle tenebre economiche ed esistenziali che assediano il più luminoso dei paesi del mondo.” In uno scenario delicato come quello odierno, Pastakas si rivela testimone del nostro tempo e delle vicende della sua terra, vicende che attraversa in prima persona nella sua città natale. “Pastakas psichiatra e poeta, scava con ironia nei risvolti dell’animo umano per presentarne i riflessi nella quotidianità e attraverso la superficie del quotidiano ci fa scorgere la profondità del dramma e dell’amarezza del suo popolo ma anche l’ironia, la tenacia e la forza di andare oltre” rivelano gli organizzatori dell’evento, tra cui la poetessa varesina Rita Clivio. Con acutezza esprime questa caratteristica, come sottolinea Lea
Melandri, giornalista e scrittrice: “Sotirios Pastakas è un “poeta dello sguardo”: uno sguardo che scava, spudorato e impietoso, nelle ferite del corpo, nominando i risvolti indicibili” di un amore finito, che si aggira negli interni delle case passando dai gesti più banali della quotidianità al dialogare tenero e pensoso col proprio gatto. Ma è anche il suo sguardo, la sua parola che può scuotere l’ordine esistente non ha niente di dottrinale e di ideologico; il suo “impegno civile” – si potrebbe dire – sta nella capacità di uscire dalla separazione tra privato e pubblico, tra il corpo e la polis, tra biologia e storia. Ai poeti Pastakas chiede la combattività dei “pugili”, anche quando al proprio interno conoscono fragilità e insicurezze, da loro si aspetta una volontà determinata a vincere l’afasia, rendere “indolore l’assurdo”, strappare “parole sempreverdi” persino alle tombe.”