Ormai la situazione tigrotta ha superato e di parecchio il livello di guardia. A far salire l’acqua fino alla gola è stata l’ennesima sconfitta di Bergamo anche se immeritata per gioco, occasioni e qualità tecnica.
Però ha certificato il sorpasso in classifica dell’Albinoleffe funzionando da detonatore di una rabbia che covava da tempo. Tutti sono coscienti che la cifra tecnica non è eccelsa, ma ciò che è inaccettabile sono i perché siano stati mandati in campo quelli che hanno “portato il pallone” e non quelli che meritano. La controprova la si è avuta proprio a Bergamo nella ripresa: quando la squadra si è liberata dalle paure, è venuta fuori la personalità
di ciascuno e solo un Offredi da pallone d’oro ha permesso la vittoria dei suoi.
Non è giustificabile che si continui a fare del male alla Pro Patria proprio da chi dovrebbe custodirla. È una situazione insopportabile con le ombre che vagano dalle parti dello Speroni incidendo negativamente e provocando danni che forse si potrebbero ancora aggiustare.
E sta qui il vero motivo dell’amarezza di ciascuno: se esistesse una situazione societaria chiara, definita nei suoi confronti e di conseguenza con una dirigenza tecnica autorevole, la Pro avrebbe ancora tutte le carte per giocarsi il suo campionato. Per dire la propria con le altre concorrenti.
Forse è utopistico ipotizzare la salvezza diretta, ma comunque evitare l’ultimo posto che sta diventando l’obiettivo immediato e poi pensare ad altro. Ci vuole quella benedetta scossa che trasmetta messaggi forti, quella che darebbe modo a tutti di ritrovare entusiasmo e coesione per tentare l’impresa.
Se sulla panchina ci fosse un allenatore che fa le scelte in base alla meritocrazia, alle sue idee, a quanto vede durante l’allenamento e se accanto a questo mister ci fosse un diesse, non un maggiordomo di qualcuno, ma competente per aiutare lo stesso trainer nel risolvere i piccoli problemi quotidiani, sarebbe l’optimum; i giocatori andrebbero in campo con la bava alla bocca e con il sangue negli occhi e sugli spalti arriverebbe una spinta psicologica simile ad una forza d’urto.
Perché non comprendere questo patron Vavassori? Perché lasciare che venga fiaccata la passione della gente? Questa è una colpa che i veri tifosi biancoblù non vogliono e non meritano di espiare e questo sarebbe un peccato che non le verrebbe perdonato. Si può anche retrocedere sul campo e, purtroppo lo dice anche la storia recentissima, ma combattendo in modo leale alla pari con tutti gli altri. Purtroppo la cronaca di questi mesi ha detto che la Pro sta andando a letto con il nemico.
La eventuale debacle di quest’anno non ha motivo di essere accettata, se la situazione venisse lasciata ancora nelle mani degli uomini ombra. Se il patron permettesse ancora che le si facesse violenza. Non è capibile esistendo i presupposti per giocarsi ancora il campionato alla pari con le altre pericolanti.
La Pro è come un cavallo che vorrebbe uscire dalla gabbia e correre con tutti gli altri, ma non gli aprono la gabbia. Che fanno?
Cambiano in continuazione il fantino, che ha colpa di accettare il paradosso, sperando che, frustando il cavallo possa alla fine, schiumando, aprirsi lui la gabbia. Illusione. La sbarra la può alzare solo un terzo e questo si chiama Vavassori.
Allora si che puoi mettere in sella un fantino(vero) che sa come usare la frusta, ma anche le carezze per spronare il suo puledro a tagliare a galoppare per arrivare al traguardo lasciando alle spalle qualche ronzino.
Qualcosa succederà? È l’interrogativo che accompagna dalla mattina alla sera ed anche prima di addormentarsi qualsiasi tifoso.
È la domanda che si ci porta in tasca da mesi. Sono attese notizie a brevissimo per vigilare sul passaggio dell’ondata di piena riportando il corso d’acqua nel suo alveo naturale: quello della passione.