Roberto Bonazzi è una di quelle persone che parlano poco, di quelle che lasciano sempre parlare i fatti al posto suo. Da buon bergamasco è un pragmatico, che guarda a ciò che è stato fatto e a quel che c’è da fare, allo stato dell’arte delle cose, e lavora per migliorarle. Sulla graticola nel mese di ottobre, quando con una squadra con 23 nuovi elementi veleggiava a metà classifica in mezzo ad alti e bassi, osannato dalla piazza oggi che la squadra è
terza in classifica e domenica ha battuto la Virtus Bergamo, forse la compagine più forte del girone. Lui però mantiene sempre i nervi saldi e la consueta pacatezza: abbiamo cercato di tirargli fuori qualcosa di diverso rispetto alla classica intervista che normalmente si fa ad un allenatore, cercando di capire perchè è amato da tutti i suoi giocatori che lo apprezzano sia per la sua umanità che per le qualità di tecnico. Per farlo però dovevamo partire dalla magia dell’ultima partita, quella vinta dagli uomini. I suoi uomini.
Non è stata una partita bella ma una partita vera, giusta e importante, i ragazzi hanno saputo mettere in campo quello che ci voleva, abbiamo fatto qualcosa di importante. Ecco, sì: più che bella direi vera.
Intelligenza, fisicità, pensare positivo, sempre.
Presunzione, non saper ascoltare, parlare troppo.
Domanda difficile, non c’è qualcosa in particolare. Forse ogni tanto c’è un po’ di sufficienza: io pretendo sempre il massimo dai miei ragazzi ma forse è dovuto alla giovane età. Non riesco mai a capire se anche io ero così.
Questa squadra mi segue moltissimo, per un allenatore è una cosa importante, anzi: avere la squadra che ti segue è la cosa più importante.
È una cosa bellissima, bisogna entrargli dentro, e loro ti danno di più. Dalle mie parti si dice che se la mucca sta bene fa tanto latte. Se creo il rapporto giusto tutti otteniamo risultati migliori.
Elio Gustinetti, che mi ha allenato all’Albinoleffe, era così: prima c’era il rapporto personale poi veniva il lavoro da calciatore.
La società è stata brava, vedeva che c’era impegno da parte nostra, dedizione. Capisco però i tifosi, forse era mancata un po’ di comunicazione perché le cose vengono fatte col tempo e ringrazio la società per aver tenuto duro. Io a Busto sto benissimo, davvero molto, sono cose che capitano. Il mio obiettivo è far ricredere tutti col lavoro, senza alcun tipo di rancore.
Puntiglioso, precisissimo. Vuole sempre che le cose siano fatte in maniera perfetta.
Per me è un papà che dice sempre la cosa giusta al momento giusto, per i ragazzi è la persona che li tira su di morale, come un nonno. Asmini è per noi la voce dell’esperienza.
Sta tentando di portare qualcosa di importante ed è molto generosa: forse troppo generosa e troppo buona! Non si vede in nessuna società un presidente così.
Esatto, come una mamma.
La Pro Patria è… una storia. Anzi, è una bella storia, chi capisce cosa voglio dire si innamora di questi colori. Ci possiamo divertire davvero tanto
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Mi mettete in difficoltà…
Sono una persona assolutamente pacata, non mi faccio mai prendere da facili entusiasmi né mi abbatto quando le cose si fanno difficili. Se però devo proprio dirne una… Andiamo al santuario tutti insieme.