Secondo voi quale squadra di calcio italiana avrebbero mai potuto acquistare i cinesi? Ovviamente, il Pavia.
Con quelle estese risaie del territorio pavese, i magnati dagli occhi a mandorla si sono sentiti a casa. E che importa se il Pavia non è il Guangzhou di Lippi, Diamanti e Gilardino che gioca in serie A, ma affronta la nostra Lega Pro? Non è detto che nel grande calcio non si possa arrivare anche qui, iniziando a raggiungere la serie B. Parlano i cospicui investimenti messi in atto per allestire una squadra che parte con tutte le credenziali per entrare nel salotto buono del campionato. Lo si è intuito in Coppa Italia e, soprattutto, domenica scorsa alla prima di campionato contro il quotato Bassano, battuto 1-0 in Veneto.
La nuova e singolare storia del Pavia ha inizio al termine dello scorso campionato. Ha lavorato con misura e silenzio l’attuale direttore sportivo Massimo Londrosi, già ex dirigente biancazzurro, nel ruolo di regista dell’operazione salvataggio e rilancio.
Londrosi ha coordinato un gruppo d’imprenditori che voleva da tempo ritornare nel club di via Alzaia; questi hanno poi avuto la fortuna di conoscere anche un paio di facoltosi uomini d’affari cinesi in Italia da diversi anni (Xiaodong Zhu e Qiangming Wang) che abitano a Milano.
Dopo il primo contatto e la stesura di un progetto comune, Zhu e Wang hanno visitato l’impianto sportivo degli azzurri con lo stadio e i campi adiacenti dove si allenano le squadre del settore giovanile. Da sorrisi e inchini si passa ai fatti, così a Pavia si comincia a parlare cinese.
Viene costituita una società che si chiama Azienda per l’Italia con capitali in arrivo da un fondo d’investimento cinese al quale partecipa, come socio, lo stesso governo di Pechino; i soci si sobbarcano poi gran parte dei debiti che sono a nove zeri, e danno il via alla costruzione di un Pavia al quale cambiano radicalmente i connotati. Mettono in piedi una squadra che porta i tifosi dall’incubo dell’Eccellenza nel mese di maggio, a sognare la serie B in quello di luglio. Da una certa diffidenza si passa all’entusiasmo, qualcosa che a Pavia pareva perduto dalla finale del 2009 per la B persa con il Mantova. E la dimostrazione è arrivata nel tardo pomeriggio di ieri alla presentazione della squadra con tanti tifosi che a Pavia non si vedevano da tempo.
Amore per il calcio, ma anche occhi attenti agli interessi che vanno oltre il perimetro dello stadio Fortunati. Legittimo.
Il Pavia è il passepartout per imbastire affari industriali e agricoli proprio in una zona della Lombardia dove l’agricoltura è trainante. Un intreccio che nel capoluogo pavese sperano si consolidi nel tempo: i risultati del Pavia possono essere la locomotiva giusta.
L’amministrazione comunale ha annusato la bontà del progetto e ha lasciato fare. Il primo cittadino (Massimo Depaoli) ha rinnovato il suo abbonamento convinto che il riso a Pavia non solo sfama, ma può fare anche fare miracoli.
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