Si narra che Cleopatra si immergesse nel latte d’asina per mantenere la proprie pelle vellutata. La leggenda dice che occorrevano ben 700 asine per fornirle il latte necessario. Così facevano anche Poppea, Paolina Bonaparte e persino Valeria Marini.
Anche le varesine potrebbero seguire il loro esempio. A novembre, a Germignaga, ha aperto una stalla per la produzione di latte d’asina che viene usato per la cosmesi: un laboratorio autorizzato produce da questo latte creme corpo, olii, shampoo, saponi, stick labbra. Si tratta della prima azienda sul territorio a esplorare questo campo.
«Ho sempre avuto simpatia per gli asini, da qui l’idea di allevarli e di produrne il latte, che ha proprietà favolose per la pelle – spiega Andrea Stridi, 43 anni, titolare dell’azienda agricola Le asine del Bricco – Il sogno è diventato realtà a novembre, quando ho cominciato a mungere le asine».
L’azienda ha iniziato con 19 asini, di cui sette femmine attualmente in lattazione. Gli animali vengono munti una volta al giorno, non due come le vacche.
Rispetto alla produzione di latte vaccino cambiano diversi fattori. A differenza della vacca, un’asina, per avere le mammelle piene di latte, deve avere con lei il puledro. Se si toglie il piccolo, cessa anche la produzione di latte. Il periodo in cui un’asina può essere munta non può estendersi oltre i sette mesi e la produzione per animale non supera il litro al giorno. Inoltre, le asine non sono munte da generazioni come le vacche e alcuni animali non sono per nulla collaborativi. Fattori, questi, che rendono il latte di asina molto più pregiato di quello di vacca. Il costo dell’alimento è molto superiore: 15 euro al litro, contro i 42 centesimi a cui viene venduto alla stalla il latte di vacca.
«Ho deciso di aprire questa attività dopo che ho perso il lavoro come metalmeccanico. Per iniziare mi sono fatto seguire da persone esperte. Per ora ho avuto solo spese, ma adesso spero che cominceranno ad arrivare anche i ricavi – spiega l’imprenditore – Ad oggi ho ottenuto le autorizzazioni per produrre latte esclusivamente ad uso cosmetico, ma mi sto attrezzando per ottenere “l’uso alimentare”. La mia idea, in un primo momento, è quella di affiancare al prodotto cosmetico la produzione di biscotti e caramelle».
L’obiettivo, a lungo termine, sarebbe quello di produrre anche il latte curdo. «Ma prima bisogna avere gli acquirenti, che in questo caso potrebbero essere gli ospedali pediatrici di Varese e Cittiglio. Il latte d’asina, infatti, è perfetto per i bambini che offrono di intolleranze. Va bene anche per gli anziani per curare l’osteoporosi. Ho già fatto le analisi: batteriologicamente il prodotto è buono, ma se per la cosmesi basta mungerlo e filtrarlo, per berlo bisogna pastorizzarlo e imbottigliarlo. Insomma, le spese aumentano. Ma spero di poterci arrivare, perché il latte d’asina ha dato una nuova direzione alla mia vita e intendo perseguire in questa attività».
© riproduzione riservata