La spesa dell’azzardo vale un miliardo

Provincia capitale del gioco: il 5,4% del Pil finisce nelle macchinette, ed è l’8% del totale nazionale. Siamo al decimo posto in Italia per valore assoluto. Quanto perdiamo? All’incirca 240 milioni di euro

Gioco d’azzardo, business per pochi, pericolo per molti. «A Varese il 5,4% del Pil finisce nel gioco». Siamo una delle province più colpite in Italia dal fenomeno: decima per raccolta assoluta e quindicesima per raccolta pro-capite, con 1477 euro all’anno di spesa per l’azzardo a persona.
A delineare la “geografia economica del gioco d’azzardo in Italia”, con un focus in particolare sul nostro territorio, è stato , docente titolare di “International financial markets” all’università Cattaneo di Castellanza, in un “paper” di recente pubblicazione, che ieri mattina è stato presentato alla biblioteca d’ateneo.

Un vero atto d’accusa nei confronti del sistema del gioco, che dalla liberalizzazione delle slot machines (nel 2003) è cresciuto esponenzialmente in Italia. «Oggi abbiamo 400mila slot, in proporzione al numero di abitanti sono molte di più persino del milione che ci sono negli Usa» fa notare il docente Liuc.
Per lo Stato è «un gran business, otto miliardi di euro di entrate, due volte l’Imu sulla prima casa», anche se la crescita dei ricavi delle compagnie del “gioco

lecito” si sono moltiplicati negli ultimi anni molto di più di quelli dell’erario, che restano sostanzialmente stabili. «È la tassa perfetta» ricorda il professor Esposito. Ed è per questo che limitare la diffusione delle slot è sempre più complicato.
Impressionanti i dati relativi alla provincia di Varese, che risulta essere una delle “patrie” del gioco legalizzato. Con un miliardo e 225 milioni di raccolta lorda, nel Varesotto si gioca l’1,8% del totale nazionale (circa 90 miliardi l’anno): decima provincia per valore assoluto, quindicesima (con 1.477 euro di raccolta lorda) per valore pro-capite. Le probabili perdite al gioco sono quantificabili in 240 milioni di euro. «Il 5,4% del Pil della provincia di Varese si “perde” nel gioco d’azzardo» fa notare l’esperto.
Con benefici che ricadono su pochi: ma la macchina del gioco legalizzato cresce a ritmo sostenuto, visto che tra il 2013 e il 2014 il numero di sedi d’impresa del gioco sul nostro territorio è cresciuto del 45,5%.

Sono soprattutto i bar i luoghi dove si trovano le macchinette “mangiasoldi”, più di mille in provincia di Varese per 90mila metri quadrati di superficie commerciale complessiva, contro 155 tabaccherie e ricevitorie del lotto e 77 sale Vlt, i “mini-casinò” che punteggiano soprattutto le strade statali, come la Saronnese a Castellanza.
La diffusione delle slot machines è ormai capillare: sono appena una dozzina, su 139 (e il più grande è Cadegliano Viconago con poco più di 1800 anime), i Comuni della provincia di Varese in cui non risulta esserci nemmeno una “macchinetta” per giocare.
Quello con più slot in assoluto è Mesenzana, con 581 metri quadrati ogni mille abitanti, mentre tra le città spiccano Luino, con ben 324 metri quadrati, e Fagnano Olona, a quota 222.
Tra le grandi Varese supera le altre, con 132 esercizi e 168 metri quadrati ogni mille abitanti. «In dodici anni – sottolinea il professor Marcello Esposito – è stato occupato il territorio». La soluzione? «Vengo dalla finanza e non sono un bacchettone – spiega il docente – occorre darsi delle regole, tornando alla moralità dell’economia dell’800. L’esempio? I liberali Usa che vietano l’online gambling, che è l’ultima frontiera». Un freno importante al fenomeno potrebbe garantirlo la nuova legge regionale lombarda, che ha introdotto la distanza minima di 500 metri dai luoghi sensibili, come scuole, oratori, ospedali, ecc.
Oggi infatti, stando ai dati raccolti nel paper, la distanza minima media degli esercizi esistenti è di 266 metri. Facendo il caso di Castellanza, Esposito ha rilevato che «ogni scuola della città ha un esercizio con slot entro i 500 metri di distanza».
Il problema è che la nuova delega sull’azzardo, «pur introducendo elementi positivi, elimina la possibilità di limitazioni in base alla distanza come nella legge lombarda. Occorre battersi affinché non sia così».