Il “made in Varese” può fare le scarpe ai colossi come Groupon, ma l’aiuto necessario arriva dalla Cina.
È la storia di “Wetalia”, start up varesina guidata da Mauro Morganti, imprenditore conosciuto a Varese che, nonostante altri progetti di successo alle spalle, per far partire la propria nuova idea di business ha dovuto arrivare fino al Celeste Impero.
Il sito si chiama www.wetalia.it e assomiglia, a un primo impatto, ai vari spazi web di offerte e sconti che si sono moltiplicati su internet dopo l’exploit di realtà come Groupon o Groupalia.
Ma il progetto di Morganti e soci ha una particolarità in più: «L’abbiamo pensato su misura per le piccole e medie imprese, che con i colossi del settore spesso si ritrovano a dover gestire più problemi che clienti. In più c’è la geolocalizzazione, un altro servizio che i grandi gruppi non danno» spiega l’imprenditore».
«Un servizio per il cliente, in questo caso: perché consultando il sito attraverso smartphone o tablet, sfruttando la tecnologia Gps si possono consultare le offerte nelle immediate vicinanze. Per il fornitore, il piccolo negozio ad esempio, i vantaggi sono molti. «Prima di tutto – dice Morganti – ogni fornitore ha una propria vetrina, e può decidere quante offerte fare e quanti coupon emettere, quindi non rischia di essere sommerso da prestazioni sottocosto, come può succedere con i colossi».
In più, anche i costi sono inferiori: il negozio si registra al portale e ha due opzioni, gestendosi autonomamente paga il 10% sulle transazioni, mentre chiedendo l’assistenza dei tecnici Wetalia paga 300 euro all’anno.
Una ricetta meno complicata di quanto sembra, le cui potenzialità sono state colte da un “fondo” con gli occhi a mandorla.
«Abbiamo provato in tutti i modi a farci finanziare l’idea in Italia – racconta Morganti – abbiamo partecipato al bando regionale “Start Up Innovatove». Sembrava tagliato su di noi, e infatti lo abbiamo vinto. Peccato che, una volta arrivato il nostro turno, i fondi erano esauriti».
Allora Mauro prova la strada più classica: la banca. Ma anche qui, arrivano i problemi: «Per avere un finanziamento di cinquantamila euro avrei dovuto prestare garanzie per centomila. Più un’ipoteca di secondo grado sulla casa». Nell’idea di Wetalia, però, Morganti e i suoi soci ci credono davvero, e iniziano a lavorarci autofinanziandosi, e finalmente arriva il finanziatore giusto: «I responsabili di un fondo cinese ci hanno notato online e ci hanno chiesto un incontro».
L’accordo si fa in poco tempo, e il progetto può finalmente partire. Non solo: i cinesi ci credono così tanto che hanno intenzione di “clonarlo” negli altri paesi europei dove hanno interessi nel campo della comunicazione.
«Ovviamente siamo molto soddisfatti di questa fiducia, e non vediamo l’ora di portare a termine la fase di sperimentazione, che per ora sta andando benissimo».
Già, perché i clienti di Wetalia iniziano a moltiplicarsi, e anche i negozi affiliati. E i soldi cinesi permettono agli startuppers varesini di pensare già in grande: server dedicati, piattaforme e-commerce flessibili, sicurezza nelle transazioni online, tutto è già pensato in grande. Perché le buone idee hanno solo bisogno di gambe.
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