LAVENA PONTE TRESA In Ticino c’è già chi la definisce “un’epidemia”. Come il deputato della Lega dei Ticinesi, Lorenzo Quadri, che ha interrogato, nelle scorse ore, il Consiglio di Stato. Il pericolo questa volta si chiama “skimming”: ovvero la clonazione di carte di credito e bancomat. E sembra riguardare i due lati della frontiera. La parola skimming, infatti, deriva dal verbo inglese to skim, che significa sfiorare, strisciare. Da qui nasce lo skimmer che è il dispositivo utilizzato per memorizzare i contenuti delle bande magnetiche delle carte di pagamento.
Quello utilizzato proprio dai criminali per rubare i codici della carte di credito e dei bancomat. Fenomeno letteralmente in espansione in Canton Ticino. Soprattutto ad opera di vere e proprie bande di stranieri che raggiungono le piazze finanziarie del cantone di confine passando dai valichi di Varesotto e Comasco. Sono cinque, del resto, stando solo alle azioni scoperte di recente, le inchieste aperte da parte di magistratura e polizia cantonale: a Chiasso, Lugano, Locarno e Bellinzona. Ovvero i centri sensibili del Ticino. Nei giorni scorsi, poi, proprio al valico autostradale di Chiasso – Brogeda sono stati fermati tre rumeni. Tutti e tre considerati ladri di codici per bancomat. Il loro fermo è avvenuto per caso. Quando le guardie di confine hanno bloccato una vettura con targhe inglesi. All’interno, poi, hanno scoperto molti attrezzi e materiale tecnologicamente avanzato, utilizzato per clonare a distanza le carte di credito ai bancomat. I tre cittadini rumeni e tutta l’apparecchiatura, sono stati così affidati alla Polizia cantonale, che ha proceduto al loro arresto. Parallelamente nei guai sono finiti anche due italiani, residenti a Locarno, tre sudamericani e un rumeno. Avrebbero, secondo le accuse, partecipato a vario titolo ad una truffa basata proprio sulla clonazione delle carte di credito che venivano “strisciate” nel negozio di uno degli italiani coinvolti. Da qui le preoccupazioni di inquirenti e politici per un’azione che sembra essersi concentrata a cavallo del confine. Anche perché, spiegano dal Melani, il nucleo federale di polizia informatica svizzera, «le tecniche per rubare i dati delle tessere di credito magnetiche si sono affinate, per questo è necessaria maggiore attenzione». «Tutto questo fa presupporre – conclude Quadri nella sua interrogazione – che non si tratti di casi isolati ed indipendenti uno dall’altro ma che esista una rete delinquenziale organizzata, dedita al cosiddetto “skimming”, e che approfitta dell’indebolimento dei controlli di confine, conseguenza degli accordi internazionali, per agire su entrambi i lati della frontiera».
b.melazzini
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