La tragedia della Baraggia “Chi ha colpe deve pagare”

VIGGIÙ Sono «soddisfatti dell’operato del pubblico ministero, Massimo Beraldo, e della sentenza emessa dal giudice per l’udienza preliminare, Giuseppe Fazio». Soddisfatti perché la condanna a sei anni inflitta a Salvatore Arnone, l’uomo al volante dell’Opel Meriva piombata sul marciapiede di viale Varese a Baraggia il 20 gennaio del 2008 «riconosce pienamente le responsabilità dell’automobilista» che ha ucciso la 14enne Alessia Apollonia e ferito gravemente altre 13 persone tra cui il loro figlio Anacleto, oggi 18enne, costretto a scontare,

nonostante i miglioramenti, un’invalidità permanente.
Pasquale e Rosalia Pagliaro combattono infatti da quella maledetta domenica una duplice battaglia. La prima «al fianco di Anacleto e con la speranza di un suo recupero totale», la seconda «affinché sia fatta chiarezza ad ogni livello». Perché Anacleto oggi prosegue il suo percorso di recupero in un centro specializzato di Busto Arsizio, dove si sforza di ricominciare a leggere e a scrivere, di migliorare nella mobilità e nell’autonomia. Ma, nonostante i progressi, la strada è ancora lunga. Cominciata subito dopo l’incidente con un mese e una settimana di coma farmacologico. Poi, proseguita con altre due settimane in medicina. Dal mese di marzo poi il trasferimento in riabilitazione a Cuasso al Monte. Per un recupero funzionale che è ancora in atto. «Continuo – confermano i famigliari – ma complicato». Per questo la condanna emessa giovedì dal Tribunale di Varese segna un primo punto fermo accolto con soddisfazione. Anche se resta da dirimere tutta la questione dei risarcimenti affidati ad una causa civile. Per ora, infatti, c’è ancora disposizione 1 milione e 730mila euro del massimale assicurativo da 1,9milioni da cui sono stati dedotti i primi risarcimenti preliminari. Cifra di gran lunga inferiore ai quasi 4 milioni richiesti dalle parti civili. «Questa, però, – spiegano dalla famiglia Pagliaro, grazie anche all’assistenza di Massimo Dossi che li segue fin dal giorno dell’incidente proprio per le sue competenze in tema assicurativo – non è la sola questione aperta. Crediamo sia doveroso, nel nome della verità, verificare anche altre eventuali responsabilità. Ad esempio quelle legate al rilascio o alla mancata sospensione della patente all’automobilista afflitto da disturbi epilettici, poi condannato, nonostante dal 2004 gli incidenti in cui era rimasto coinvolto, e quindi i campanelli d’allarme, fossero numerosi. Fino ad approfondire ogni aspetto viabilistico: perché al contrario di quanto è accaduto dopo la tragedia con la festa di Sant’Antonio che si svolge a strada chiusa, all’epoca viale Varese, dove poi l’auto priva di controllo è finita sul marciapiede travolgendo le persone, era percorribile». Per questo proprio grazie a Massimo Dotti continuano a seguire da vicino la vicenda. «Perché si arrivi alla verità definitiva su quanto accudito – spiegano – e ogni responsabilità, se altre ce ne dovessero essere, venga alla luce». Il tutto in una vita familiare stravolta. Con l’assistenza continua al figlio e i conti «da far quadrare». Con la speranza, sul pieno recupero di Anacleto, a fare da bussola per ogni azione.

b.melazzini

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