La truffa del dottor Colombo vale cinquanta supercar

VARESE «Sono il dottor Manuel Colombo di Bergamo e rappresento un gruppo di ricchi investitori». Parlantina fluida, documentazione tutta in regola anche se completamente falsata, prestanome a volontà, pochi ma fondamentali strumenti per una truffa milionaria.
Sono sette le ordinanze di custodia cautelare firmate dal gip varesino Giuseppe Battarino su richiesta del pubblico ministero Massimo Bararldo ed eseguite nelle scorse ore dalla guardia di finanza di Varese.
Al vertice dell’associazione a delinquere finalizzata alla truffa smantellata dall’incrocio

tra due diverse inchieste c’erano Massimiliano Calandro, 42 anni di Varese con anche una condanna a quattro anni e quattro mesi per analoghi reati e che gestiva “gli affari” in regime di detenzione domiciliare, e Mauro Collini, 54 anni di Bardello, considerato il colletto bianco del sodalizio.
La banda si era specializzata in frodi ai danni di concessionarie di auto di lusso e società finanziarie e di leasing. In sintesi le vetture, parliamo di Porsche e nei casi più “scadenti” di Bmw X6 (prezzo di listino 83 mila euro), venivano prese in leasing (o, in pochi casi, a nolo) attraverso prestanome (e a seguire attraverso personaggi di pura fantasia esistenti soltanto sulla carta) e poi rivendute attraverso procure di vendita a loro volte fasulle nella ricca Svizzera.
L’operazione, semplice nella sostanza, necessita però di una complessa messa in scena. Collini, secondo gli inquirenti, era il “cartaio” del gruppo. Lui falsava tutta la documentazione necessaria a ottenere i finanziamenti: patite Iva aperte da 24 ore ma artatamente retrodatate in modo da collegarle a ricchi professionisti inesistenti a capo di una longeva quanto lucrosa attività (pare che finta professione più gettonata dalla banda fosse quella di dentista), ma anche buste paga fasulle, estratti conto, documenti fiscali e di identità.
Tutto naturalmente fittizio. All’inizio della loro “attività” Calandro e Collini utilizzava veri prestanome. Con questo sistema almeno dal 2010 (ma sono in corso di verifica episodi addirittura risalenti al 2006) la banda avrebbe “non pagato” e rivenduto almeno una cinquantina di auto di lusso intascando centinaia di migliaia di euro.
Sono in corso accertamenti anche per appurare come sia stato possibile reimmatricolare le auto in Svizzera.

Il servizio completo sul giornale in edicola martedì 9 aprile

s.bartolini

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