La Ue di Monti: Eurobond e Tobin tax per stabilità e crescita

Roma, 14 dic. (TMNews) – Consolidamento fiscale, con adeguati meccanismi sanzionatori, eurobond e Tobin tax sulle transazioni finanziarie. Tutti strumenti necessari per poter affrontare il vero problema dell’Europa, ovvero la crescita, in un quadro che veda tramontare il ‘direttorio’ franco-tedesco magari con l’aiuto della Gran Bretagna che però finora non ha raccolto la sponda italiana.

Mario Monti informa il Senato sull’esito dell’ultimo Consiglio Europeo, e disegna la ‘sua’ Europa. Verso la quale la riunione di Bruxelles dell’8 e 9 dicembre ha compiuto, pur nel quadro di risultati “non all’altezza delle aspettative”, comunque “passi significativi”. Un intervento interrotto più volte dalla Lega, addirittura con insulti e cartelli che invocavano “basta tasse” e bollavano come “rapina” la manovra economica. Una bagarre che ha costretto il presidente del Senato a sospendere la seduta. E a cui Monti ha risposto rilanciando il cambio di rotta dell’Italia, oggi favorevole alla tassazione sulle operazioni della grande finanza, “uno dei modi per arrivare a ‘meno tasse’ su chi produce e sulle famiglie”. Il precedente governo “ha tenuto una posizione contraria all’ipotesi, ora l’Italia è pronta a riconsiderare questa posizione e a unirsi a quelli che vorrebbero, sul piano almeno europeo, un’adeguata tassazione sulle transazioni finanziarie”.

Il punto da cui partire resta però il consolidamento dei conti pubblici. E su questo, ribadisce il presidente del Consiglio, l’Italia ha fatto la sua parte con misure “accolte positivamente dagli organismi internazionali” recuperando “credibilità” e “la possibilità di assumere posizioni autonome”. Il risultato del Consiglio Europeo dell’8 e 9 dicembre “non è stato per ora all’altezza delle nostre aspettative ma è stato abbastanza significativo”, in particolare sul tema degli eurobond che verrà inserito nel rapporto che van Rompuy,

Barroso e Juncker presenteranno entro il 31 marzo, e sul rafforzamento dell’operatività del fondo salva-Stati. Sugli eurobond, anche se la parola non compare nel documento finale, vi sono tuttavia “due finestre aperte che sarà nostra cura coltivare già nel breve periodo”. Quanto al fondo salva-Stati, si va “verso il rafforzamento” della sua operatività, “sia con il potenziamento delle sue risorse sia affidando alla Bce il compito di operare come agente del fondo nella collocazione dei suoi titoli”.

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