La Varese che vorrei? «Più viva e più aperta alla cultura». È l’opinione comune di altri quattro varesini doc, interpellati per proseguire nel dibattito sulla “ricostruzione” partecipata della città, da affidare agli stessi varesini.
L’imprenditore, past president di Univa e attuale numero uno dell’università Cattaneo di Castellenza; la professoressa , direttrice della scuola di teatro Città di Varese; l’ingegnere , presidente dell’ordine degli ingegneri di Varese; e l’imprenditore , titolare della “Albini e Castelli” ed ex presidente dell’Ance.
A loro abbiamo chiesto idee, proposte, spunti e suggerimenti per arricchire il dibattito sulla città che verrà.
«La Varese che vorrei è una città viva, sia dal punto di vista imprenditoriale che delle iniziative, è una città piacevole da vivere, è pulita, ordinata ma anche accogliente, solidale e non rinchiusa su se stessa – afferma Michele Graglia, imprenditore varesino – città viva significa anche città attrattiva. È per questo che spero che alla fine il tanto atteso teatro possa essere realizzato. Da appassionato di musica, credo che sia un vero peccato che oggi una città come Varese non abbia un luogo in grado di accogliere una vera orchestra, per poter ospitare concerti importanti. Ecco che il nuovo teatro sarebbe un’occasione per alzare il livello di qualità delle manifestazioni, diventando un polo culturale a tutto tondo per l’aggregazione».
Anna Bonomi, maestra di tanti giovani attori emergenti, da anni sogna una compagnia stabile a Varese, ma come vera priorità per la città indica il fatto di «affrancarsi da un certo provincialismo e senso di inferiorità nei confronti della metropoli Milano».
Per la prof, è prima di tutto la mentalità dei varesini che deve cambiare: «In passato tentammo la via dell’industrializzazione, ai tempi dell’Ignis di Borghi e del Calzaturificio di Varese, vere glorie cittadine che però purtroppo si sono a poco a poco dissolte, ora potremmo puntare sul turismo, visto che abbiamo dei paesaggi bellissimi, e sulla cultura, anche grazie alla presenza dell’università. Ma c’è bisogno di essere meno snobisticamente provinciali e riconoscere il valore di quel che abbiamo a Varese».
Un vero appello all’orgoglio varesino. La presidente dell’ordine degli ingegneri Roberta Besozzi punterebbe «sul lago di Varese, per far sì che torni ad essere realmente, e non solo di nome, il lago di Varese. Valorizzandolo, dandogli una vocazione ben precisa e collegandolo in modo più organico alla città».
D’altra parte, questo è uno degli spunti che gli ingegneri varesini, insieme ad architetti, geometri, Ance e Confartigianato, hanno consegnato all’amministrazione in vista del piano di governo del territorio.
«Suggerimenti rimasti nel cassetto – ricorda Besozzi – le priorità sono il recupero dell’edificato e in particolare delle aree dismesse, l’antico problema della viabilità e l’unificazione della zona delle stazioni con il loro collegamento».
Tra le opere riscuote consenso il teatro di piazza Repubblica: «Personalmente sono molto favorevole al nuovo teatro – sostiene Alberto Castelli – sarebbe un segno significativo per il rilancio della città, che merita un teatro stabile e di qualità».
«Non è solo per l’opera in sé, ma per tutto quello che si porta dietro come indotto, in termini di cultura, di stile di vita e qualità della vita. Varese è una città che ha tante peculiarità e altrettante priorità, ma un’opera di questo livello darebbe un’impronta importante».
Andrea Aliverti
© riproduzione riservata