La Varese della movida è noiosa? I locali: “Siamo meglio di Milano”

VARESE Non è vero che la Varese by night sono solo cocktail bar e vinerie, basta alzare gli occhi dal fondo del bicchiere e tendere un po’ le orecchie per rendersene conto.
Dopo le lamentele sulla «noia» della movida varesina denunciate da alcuni giovani sulle pagine del nostro giornale, spazi virtuali e reali di «altri» locali si riempiono di commenti sarcastici e a tratti risentiti per una rappresentazione della realtà quanto meno parziale, dove manca una grossa fetta della proposta notturna della città:

quella che punta su musica live e serate a tema. Nonostante le difficoltà.
Ad esempio basta spostarsi di pochi metri dai cocktail bar della via Cavallotti per trovare il Cavedio, realtà in stile underground: nel fine settimana i gestori propongono musica live o dj set di elettronica, dance o sperimentale e un piccolo spazio per ballare, in fondo al bancone, come vuole lo stile europeo in voga da Madrid a Londra. A meno di cento metri di distanza poi c’è il Twiggy di via De Cristoforis, uno dei maggiori punti di riferimento per la musica dal vivo da ballare o da ascoltare, arrivando a ospitare fino a tre concerti in un’unica settimana, oltre a serate a tema o dedicate.
«Davvero non credo che l’offerta dei locali di Varese si riduca a vino e cocktail, almeno non è così per noi che durante tutto l’anno apriamo le porte a generi musicali diversi, dal rock declinato in ogni sua forma, ai ritmi gitani o hip pop passando per jazz, blues e musica d’autore», commentava venerdì sera Nicola Oldrini al Palace hotel durante il concerto conclusivo del Twiggy estivo, dove si sono esibiti gli Insooner (per la cronaca: già alle 22.45 si sono presentati i vigili nonostante i permessi concessi sino alle 23). Un disappunto condiviso anche da Civas, vecchia guardia della movida Varesina e gestore di una serie di locali tra cui il Miv café, dedito a buona tavola e musica live, e gli aperitivi estivi del Palace. «Ho iniziato a lavorare a vario titolo nei locali notturni da quando avevo 13 anni, oggi ne ho 51 e alcune dinamiche ormai le ho capite», afferma “il Civas” ricordando di quando propose sushi, piatti brasiliani e balli sui tavoli allo Specchio del lago, in Valganna: «Era il ’97 e qualcuno sembrava non apprezzare le novità fino a quando non le ha viste anche nei locali di Milano».
Ma non è solo questo: «Chi a Varese vede solo cocktail bar e vinerie non prende nemmeno in considerazione serate diverse, come cene a tema o concerti live offerti dal Miv e da altri locali nonostante la burocrazia e la difficoltà anche solo di rientrare dei costi – spiega Civas – sono magari quelle persone che ciondolano tra piazza Monte Grappa con in mano bicchieri o bottiglie che si portano da casa per ubriacarsi spendendo meno». E ancora: «A Varese c’erano 5 discoteche, hanno chiuso tutte tranne una perché non erano sufficientemente frequentate».
Insomma: cosa vogliono i varesini per la loro movida? Davvero il modello è Gallarate (dove, per inciso, si balla in un solo locale)? L’orgoglio varesino si ribella, e sul web è il gruppo di «Domenica uncut» (dedito al culto del cinema horror-splatter) a stigmatizzare la questione pubblicando 20 secondi di un vecchio film in cui Adriano Celentano chiede a un’improbabile cowboy se fosse del Texas. «Sono di Gallarate» risponde quello ruminando vistosamente una gomma da masticare.
Lidia Romeo

s.bartolini

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