La Varese Nascosta torna a vivere. Perché è una passione che unisce tutti

L’editoriale di Marco Tavazzi. Questa sera un evento allo Spazio Lavit per ricordare i 120 anni dalla nascita di Laila. Per l’occasione due pagine di approfondimenti nel giornale in edicola oggi, venerdì 31 marzo

Rinasce La Varese Nascosta. Grazie a Luigi e alle persone che, insieme a lui, stanno dimostrando la forza e la determinazione nel portare avanti un progetto che si era arrestato alla fine di ottobre, con la prematura scomparsa di Andrea Badoglio, che di questa realtà era l’anima, oltre ad esserne stato fondatore insieme a Luigi Manco. La Varese Nascosta era nata in maniera semplice spontanea (non sono stato diretto testimone dei fatti, ma i due protagonisti me li hanno raccontati), nell’estate del 2015, dopo una chiacchierata tra Andrea e Luigi.

Dalle parole si era passati in poco tempo ai fatti. Con Andrea era così, si passava velocemente all’azione. La Varese Nascosta, forse proprio perché nata in maniera spontanea e dalla forza della passione, ha avuto subito, e in maniera rapidissima, un grandissimo successo. Migliaia di adesioni su Facebook, ma anche una grandissima partecipazione agli eventi organizzati fuori dal mondo virtuale.

L’amore per la scoperta, e per la riscoperta, è una delle grandi forze che muove l’uomo e lo mette in azione. E i fondatori de La Varese Nascosta hanno fatto la loro parte, contagiando con la propria passione tutte le persone che si avvicinavano a questo progetto. Attirando le persone e coinvolgendole in questo mondo magico e misterioso, conducendoli verso quella “Varese sotterranea”, come diceva Andrea, che era sempre stata, ed è ancora, sotto gli occhi di tutti.

Ma la frenesia della vita quotidiana, l’abitudine e tutte quelle condizioni che allontanano l’essere umano dalle cose importanti non ti aiutano a cogliere.

Lo scopo de La Varese Nascosta è proprio questo, quello di farti riscoprire quello che è stato dimenticato, riportare alla luce le tracce del passato, che siano artistiche, architettoniche, letterarie. O di qualunque altra natura.

La Varese Nascosta porta a scoprire anche noi stessi. Chi siamo veramente. In questo modo, in fondo, io mi sono accostato, verso la fine di settembre del 2015, a questa realtà. Fu Andrea a coinvolgermi, con il suo modo spontaneo che aveva di fare le cose.

Vedendo che avevo preso a postare nel gruppo foto storiche di Varese, e anche di altro, tipo, mi chiese se volessi partecipare di più. Da lì iniziò la nostra amicizia, che come tutte le amicizie hanno alti e bassi. Ma questa è un’altra storia e ho già avuto modo di raccontarla, l’indomani della sua scomparsa, sempre sulle pagine del nostro giornale.

La cosa importante è che prima che lui se ne andasse la nostra amicizia c’era ancora. E la cosa importante oggi è che lui vive ancora grazie a quello che ha lasciato, alle persone che ha contagiato con la sua passione.

La Varese Nascosta è testimonianza anche di questo. È la nascita di un gruppo umano che ha voglia di creare qualcosa, un legame tra persone che sentono di dover portare avanti la riscoperta di quello che è stato dimenticato. Perché noi siamo anche memoria, e bisogna quindi ricordare. Ma la memoria, il ricordo in sé, rischia di essere sterile, se rimane una semplice testimonianza autoreferenziale. Bisogna invece rendere la memoria una fonte di attivismo, usarla per creare azione. E propagandarla.

Arrivare a creare qualcosa di duraturo nel tempo. Che possa unire tutti quanti, perché condividere l’emozione di una scoperta è una delle cose più belle di questo mondo. E se questo finale potrebbe sembrare banale, ho iniziato dicendo che è proprio dalle cose semplici che nascono spesso le grandi avventure. Come in questo caso.

Questa sera la Varese Nascosta ha organizzato alle 21 una serata allo Spazio Lavit per ricordare i 120 anni dalla nascita di Laila. Per l’occasione due pagine di approfondimenti nel giornale in edicola oggi, venerdì 31 marzo.