Se qualche nube è finalmente in arrivo in queste ore, portando un po’ di refrigerio con un abbassamento delle temperature, non tutto il caldo patito in queste settimane estive è stato deleterio.
Grazie infatti all’effetto mitigante dei nostri laghi, oggi Bacco sorride alle vigne del varesotto. La Coldiretti provinciale stima infatti che la produzione vendemmia di quest’anno avrà un incremento del 15% rispetto alla scorsa annata. Una situazione in controtendenza come rileva l’associazione degli agricoltori, se confrontata con l’andamento nazionale e regionale, dove si è registrato un calo produttivo del 20% circa. «Quella della vigna – racconta Fernando Fiori, presidente di Coldiretti Varese – è una coltivazione di nicchia ma di assoluta eccellenza per il nostro territorio. La produzione delle uve non ha numeri enormi, ma è capace di produrre vini pregiati, sia bianchi che rossi, conquistandosi spazi importanti nell’ambito della ristorazione e sulle guide vinicole italiane. A testimoniarlo è il dodicesimo compleanno che ci prepariamo a festeggiare l’11 ottobre: giorno in cui nel 2005 il “Vino dei Ronchi Varesini” ha ottenuto la certificazione IGT».
Sul territorio varesino sono 27 le aziende impegnate nella produzione dei vini, di cui ben sette con la denominazione IGT. Aziende che creano un indotto importante: partendo dai 22 ettari a vigneto sino ad arrivare al consumo al dettaglio, la filiera vitivinicola provinciale offre lavoro – stima la Coldiretti Varese – a circa 400 persone. Sul fronte dei consumi invece sono quasi cinque milioni di persone che in tutta la Lombardia bevono vino, puntando sempre di più alla qualità, come testimonia il boom delle enoteche, arrivate a sfiorare quota mille, con un aumento di oltre il 30% negli ultimi sette anni. E Varese, nel campo della degustazione di questi nettari, si attesta come terza provincia in regione, dietro solamente a Brescia e Bergamo, grazie alle 99 enoteche presenti sul suo territorio.
I filari varesini affondano le loro radici nella storia del territorio: una storia che col tempo è andata persa e poi riscoperta, e che risale addirittura al Cinquecento. Le uve nate ai piedi del Sacro Monte, tra Angera e Tradate, hanno prodotto infatti i vini degustati dal cardinale Carlo Borromeo, e decantati nell’Ottocento dal poeta milanese Carlo Porta. Oggi, le varietà più coltivate in provincia sono le uve Chardonnay, le Bussanello, le Trebbiano Toscano, e la Malvasia aromatica di Candia tra le bianche, mentre tra quelle rosse si annoverano il Nebbiolo, la Croatina, la Nespolina, l’Uva Rara e il Merlot.
«Quest’anno – racconta Franco Berrini, titolare 75enne dell’azienda Cascina Piano di Angera, che da 14 anni produce vini – a causa del caldo saremo costretti ad anticipare la raccolta. Prevediamo una resa di 210 quintali di uva, con cui produrremo bianchi, rossi, spumanti: otto differenti tipologie di vini, tra cui un raro ‘muffato’, il Mott Carè, ottenuto con uve di Malvasia aromatica di Candia, che vengono coltivate sul lago a 250 metri di altezza. Il microclima di quella particolare zona, che va da Angera a Ranco, infatti, è ideale per la crescita della Muffa nobile che si ottiene grazie a una raccolta tardiva dei frutti».