È durato quasi sette ore l’interrogatorio dell’ex direttore medico del presidio ospedaliero di Saronno, , indagato per omessa denuncia e favoreggiamento nell’ambito dell’inchiesta sulle morti sospette in corsia al pronto soccorso di Saronno. Morti per le quali sono stati arrestati il medico anestesista e la sua amante e presunta complice, l’infermiera . Di fronte al pm titolare del fascicolo, , Valentini ha fornito la propria versione dei fatti.
L’ex direttore medico faceva parte della commissione medica che nel 2013 aveva giudicato, insieme ad altri medici che ora si ritrovano tutti indagati a vario titolo, le quattro morti sospette provocate secondo la Procura di Busto Arsizio dal trattamento farmacologico rappresentato dal “Protocollo Cazzaniga”. Commissione interna che era stata istituita per dare una risposta agli infermieri che avevano segnalato le presunte anomalie.
Durante l’interrogatorio Valentini avrebbe fornito i chiarimenti del caso, come ha spiegato il suo avvocato del Foro di Milano che si è fermato qualche minuto al termine dell’interrogatorio: «Ha risposto a tutte le domande che il pubblico ministero gli ha rivolto ha sottolineato il legale – ed è stato estremamente preciso nel senso che è stato esaustivo rispetto alle indagini in corso». Non è entrato nel merito dell’interrogatorio, che è secretato: «Ha detto la verità – ha ribadito il legale – quella che è la sua verità. Non ha avuto nessun momento per ritenere di non dire alcune cose, ha riferito tutto quello che sapeva in relazione alla vicenda e in relazione alle che gli sono state fatte».
Il legale ha fatto riferimento anche alla relazione che i componenti della commissione medica avevano formulato nel 2013, quando furono chiamati a rispondere su sollecitazione delle segnalazioni dei due infermieri: «Non c’è stata un’unica relazione, ogni medico ha fatto le proprie considerazioni. Se un medico evidenzia qualcosa di rilevanza penale deve trasmettere gli atti alla Procura della Repubblica; se non lo ha fatto è evidente che non ha ritenuto che dagli elementi emersi nella relazione ci fossero elementi che potessero interessare la Procura. Poi è evidente la Procura in base ad altre situazioni ha ritenuto diversamente. Quando uno è indagato si trova evidentemente in una posizione delicata».
Rispetto alla domanda se la posizione del suo assistito possa aggravarsi nel caso in cui dovesse allargarsi l’inchiesta, visto che ci sarebbero una trentina di cartelle sospette sulle quali la Procura sta indagando, l’avvocato ha tagliato corto: «Ritengo proprio di no».
L’indagine in ogni caso non si ferma qui. mentre Taroni e Cazzaniga restano in carcere, nei prossimi giorni verranno ascoltati a Busto Arsizio anche altri medici coinvolti nella maxi inchiesta: la sfilata degli indagati in Procura andrà, infatti, avanti fino alla fine del mese di dicembre.