– «Una serata non per rassicurare – ha precisato il sindaco – ma per dire la verità ai cittadini». La conferenza sul programma di disattivazione nucleare e la gestione dei rifiuti radioattivi del Joint Research Centre di Ispra è stata molto partecipata. Il deposito peraltro non è una novità, e l’amministrazione comunale si è sentita in dovere di promuovere una corretta informazione, invitando i responsabili del progetto di decommissioning a trattare due temi fondamentali: quello del rischio e della salute per i cittadini.
Il primo intervento è stato del Capo Dipartimento Sicurezza e Gestione Sito, l’olandese , che ha elencato la collaborazione del JRC con autorità nazionali e locali attraverso diverse azioni: gli interventi (oltre 1000) sul territorio dei vigili del fuoco presenti nel sito; il progetto col Politecnico di Milano per uno sviluppo della ciclomobilità e la sinergia con Agenda21Laghi e Provincia di Varese; le iniziative ecologiche. Tre le affermazioni importanti di Stoosnijder: «Il JRC non agisce in modo indipendente ma l’intero programma nucleare è sottoposto a ispezioni e autorizzazioni del Governo. Secondo: il JRC si occuperà dei rifiuti nucleari prodotti in 60 anni di ricerca, non riceverà rifiuti di altri siti. Terzo: le scorie ispresi costituiscono l’1% del materiale presente in Italia. E finiranno nel deposito nazionale che dovrà essere realizzato. Lo stoccaggio a Ispra è provvisorio (50 anni)».
, Capo Unità Disattivazione Impianti nucleari ha illustrato la storia del centro, iniziata negli Anni 50 col primo reattore Ispra-1 (attivo nel 1959 e spento nel ‘73) e proseguita nel 1961 con la nascita dell’Euratom. Negli anni d’oro del nucleare nacque un secondo reattore Essor (1967, spento nel 1983). Ma la tragedia di Chernobyl provocò una generale sfiducia nel nucleare e il JRC allargò il proprio portafoglio di ricerca ad altri ambiti.
La disattivazione nucleare ha inizio nel 1999 col finanziamento del Parlamento UE. Obiettivo: la disattivazione degli impianti e la gestione dei rifiuti per ottenere il cosiddetto “prato verde” ossia un sito senza vincoli o restrizioni all’accesso. Risultato già ottenuto oggi a Ispra dove sorge il centro visitatori, ex laboratorio di radiochimica.
, esperto epidemiologo ha illustrato con slide l’incidenza di casi di malattie sul territorio e ha dimostrato come non vi sia stato alcun aumento di tumori a Ispra rispetto al resto della provincia imputabili a radioattività.