– Una pagina Facebook a sostegno di Antonio Calello, il giovane di 29 anni accusato dell’omicidio di Gennaro Tirino, il 38enne di Castellanza freddato martedì mattina da sette colpi di pistola. Una pagina “giustizialista” dove prevale l’idea della giustizia “fai da te”. La cascata di commenti a sostegno dello sparatore, sulla pagina “Antonio Calello siamo tutti con te”, è impressionante ed è la chiara testimonianza di quanta poca fiducia ci sia nella giustizia. La vendetta, non solo è
giustificata, ma è addirittura considerata una via necessaria in certi casi. «Spero solo – dice una donna – che ci sia un giudice coscienzioso e che sia contro la violenza contro le donne. Forza Antonio ti vogliamo bene». «Un uomo che ha avuto il coraggio di fermare questo mostro, prima di piangere la sorella». «Antonio – ha raccontato un’amica sulla pagina – lo conosco da un bel pò di tempo: è una persona buona e se è arrivato a fare questo è perché sarà stato veramente al limite. Ha fatto bene perché se aspettiamo le leggi italiane: una donna denuncia e non fanno un cavolo. Per fortuna e sfortuna Antonio ha fatto bene: non si picchiano le donne e tanto meno non si abusa sui minori. Se quelle denunce fossero state prese in atto subito dalle forze dell’ordine Antonio non sarebbe in questa situazione. Spero che in Italia le cose cambino e che le denunce sporte vengano prese sul serio subito. Comunque un abbraccio di cuore ad Antonio e alla sua famiglia. Devono sapere che le persone sono con Antonio: forza stringi i denti e combatti per le persone che ti vogliono bene». Il sostegno ai colpi di pistola è piuttosto diffuso all’interno di una pagina che già ieri pomeriggio contava 113 componenti. «Hai fatto bene a farti giustizia. Adesso cosa aspettavano a metterlo dentro; che uccidesse una donna che continuava a picchiare? Tanto lo Stato non ci tutela. Spero solo che adesso non sia tu ad andare dentro per aver difeso tua sorella». «In Italia – dice un altro utente – possibile che per avere giustizia ci si deve rovinare la propria vita? Antonio non merita di essere imputato per aver ucciso una persona che già di suo è un pregiudicato. Poi aveva promesso stragi famigliari se non veniva ritirata la denuncia per maltrattamento alla compagna». «Siamo stanchi – ha concluso un’altra ragazza – di uno stato che non ci rende degni e dignitosi di poter vivere tranquilli e sereni nel proprio paese! Siamo stanchi di uno stato che ci rende schiavi. Noi siamo con la famiglia Calello».