Renzi a Busto, l’ora delle polemiche. «Inneggiano ad un leader che danneggia il territorio» l’accusa del capogruppo della Lega Nord in Provincia , che fa notare la “discrasia” tra le parole dell’ex premier e dei vertici provinciali “Dem” sulla buona scuola e quanto successo poco più di un mese fa proprio a Busto Arsizio con il “caso” del Liceo Crespi «abbandonato dalla Provincia targata Pd».
Longhin, che aveva seguito da vicino quella vicenda, bolla come «il festival dell’ipocrisia» la visita di Matteo Renzi a Busto. «Questa è la politica che non comprendo, quella che da una parte danneggia il territorio e dall’altra inneggia al leader – il j’accuse dell’esponente leghista – con che coraggio Renzi si autocelebra, essendo lui il principale responsabile della legge Delrio che ha tagliato 30 milioni di euro alla Provincia, che rischia di non chiudere in pari il bilancio nel 2017, letteralmente “fregandosene” dei varesini?».
Emblematica in questo senso la vicenda del Liceo classico Crespi, che poco prima di essere certificato dalla Fondazione Agnelli come migliore d’Italia era stato «abbandonato dalla Provincia, intimandone la chiusura di una parte. Solo l’intervento del Prefetto ha potuto risolvere la situazione».
Ecco perché Giuseppe Longhin invita i vertici provinciali del Pd alla «cautela nel parlare di “buona scuola” e di impatto positivo delle riforme del governo», accusandoli di «ipocrisia inverosimile» e di «distacco e non conoscenza ingiustificabile del territorio, che lamenta l’esatto contrario». Ai sindaci Pd che sono andati al capezzale dell’ex premier, il capogruppo del Carroccio a Villa Recalcati fa sapere che «non si possono chiedere pubblicamente maggiori risorse per i propri comuni o per la Provincia e poi elogiare il massimo responsabile del problema. Questa è la politica sbagliata, la politica del posto da ottenere prendendo in giro prima se stessi e poi i cittadini. Prima bisogna essere rappresentanti del territorio e poi del movimento politico che si rappresenta».
La sfida, da parte leghista, è lanciata, visto che tra tre settimane, domenica 3 dicembre, ai Molini Marzoli è atteso un nuovo passaggio del segretario federale del Carroccio Matteo Salvini.
E se gli esponenti locali del Pd esultano per il successo della tappa bustocca del TrenoPd, il “day after” è costellato dalle polemiche. Anche , di Forza Italia, critica la visita «blindata» dell’ex premier: «Arrivato dietro ai cancelli della stazione, transitato in un laboratorio chiuso al pubblico, circondato soltanto dai suoi simpatizzanti. Hanno fatto passare un messaggio un po’ distorto della realtà: è stata una visita artificiale, che ha messo in mostra una realtà costruita, virtuale, farlocca».