Era a bordo della sua Panda rossa, ventisei anni in tasca, Luca Chiaravalli – oggi musicista, autore e produttore affermato – quando ha sentito, per la prima volta, una sua canzone alla radio: “Dove il mondo non c’è più”. La voce era quella di Francesco Renga. Se lo ricorda bene, a distanza di vent’anni, quel sabato, tardo pomeriggio, del 1997: ha accostato la macchina a lato della strada, a Gallarate e, alzando il volume, ad occhi chiusi, si è gustato tutta quella emozione straordinaria. L’emozione, senza tempo, di ascoltare una canzone scritta da lui.
Intanto la musica si spandeva nel piccolo universo della sua macchina rossa. Lui così alto che aveva persino tolto il fermo al sedile, per stare più comodo. Quando poi le canzoni che Chiaravalli ha scritto diventano dei successi e ad una successo ne segue subito un altro, è diventato impossibile continuare ad accostare a lato strada, quando danno una sua canzone alla radio. Specialmente dopo aver firmato, insieme a Fabio Ilacqua, un successo straordinario, diventato ormai virale, come “Occidentali’s Karma”.
Numerose ed eccellenti sono le sue collaborazioni con cantanti e musicisti italiani e stranieri, tra cui Laura Pausini, Nek, Giorgia, Francesco Renga ed Eros Ramazzotti, con il quale ha prodotto anche l’album “Noi”.
E Sanremo è diventato il terreno delle sue conquiste perché Luca Chiaravalli è stato coautore, produttore e arrangiatore di tutti i brani dell’album “Prima di parlare” di Nek, con il singolo “Fatti avanti amore”, secondo classificato al Festival di Sanremo 2015, vincitore dei premi “Miglior arrangiamento” e “Sala Stampa Radio – Tv Lucio Dalla” (Il singolo è certificato Platino e ha raggiunto la vetta della classifica delle radio dove è rimasto nella top10 per più di due mesi consecutivi) e sua è la canzone “Un giorno mi dirai”, cantata dagli Stadio, che ha vinto il Festival di Sanremo 2016. Il Festival di Sanremo 2017 è stato poi un autentico bottino: Chiaravalli ha firmato ben tre brani: “Fatti bella per te” di Paola Turci, “Togliamoci la voglia” di Raige e Giulia Luzi e “Occidentali’s Karma”, interpretata da Francesco Gabbani. Quando è nata la passione per la musica?
«Da piccolo mio padre mi ha dato l’imprinting con i Beatles, Louis Armstrong, Lucio Dalla, artisti importanti, così mi sono ritrovato a suonare per passione. Avevamo, in casa, una chitarra classica che mio padre aveva scambiato con la sua Fender Stratocaster – una chitarra degli anni Settanta che oggi varrebbe una fortuna – perché ai tempi voleva suonare le canzoni a mia madre. L’ho presa in mano verso i quindici anni, ma a nove anni ho iniziato a studiare pianoforte, per suonare i pezzi dei Beatles».
Ma è stata la vita stessa a pilotare la sua vita, come lui stesso racconta: «Dopo due, tre anni iniziavo ad annoiarmi – gli insegnamenti erano allora piuttosto rigidi – e ho iniziato a giocare a basket, ero una promessa perché già a tredici anni ero alto come ora. Ma un problema al cuore mi ha fatto cambiare rotta. Così, a sedici anni, ho iniziato a cantare in varie band, e ogni venerdì cantavo a Varese, al Treno di Mezzanotte».
Ma il gioco imperscrutabile del destino sembra prendere nuovamente il sopravvento: «Durante un’operazione ho perso la voce così ho deciso – quando ti capitano eventi drastici lo capisci – di fare quello che mi piaceva davvero. E ho iniziato a scrivere canzoni. Quando ho perso la voce, ho iniziato a scrivere e piano piano ho imparato ad arrangiare, sono vent’anni che studio composizione ed è ancora oggi un’attività febbrile a cui mi dedico con passione e dedizione».
Ma come si diventa Luca Chiaravalli?
«Se ce l’ho fatta io significa che ce la può fare chiunque. Faccio un lavoro che mi piace, dodici ore al giorno magari, ma con dedizione. Il mio lavoro non è una missione per cui faccio penitenze e sacrifici. Non c’è una ricetta per il successo: l’idea di un testo è legata alla vita, alle esperienze, alle letture… la musica può nascere nei momenti più assurdi, quando sei in macchina come in bicicletta, e la musica è lì da appuntare».