L’accordo fiscale con la Svizzera non deve diventare un’amnistia

«L’accordo fiscale con la Svizzera non penalizzi i ristorni dei frontalieri». Parola di Maria Chiara Gadda, deputata del Partito democratico della Provincia di Varese. «L’accordo con la Svizzera per il tassazione dei capitali esportati illecitamente dai contribuenti italiani può essere notizia positiva per il nostro Paese – sottolinea infatti l’esponente del Pd – ma a condizione che questa intesa fiscale non sia né un condono né un’amnistia mascherata, come ha ribadito il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni.

Ritengo però essenziale che il governo italiano non sacrifichi nelle trattative con la Confederazione Elvetica i ristorni delle decine di migliaia di lavoratori frontalieri, che al momento attuale costituiscono una fondamentale fonte di gettito per i nostri Comuni che si trovano al confine». Il rischio, infatti, è che sul piatto finisca l’abbassamento della quota delle tasse ristornate alle amministrazioni di confine, attualmente al 38%. «Per questo – aggiunge Gaffa – ho presentato un’interrogazione al ministro dell’Economia ed al ministro degli Esteri per chiedere garanzie al governo sui ristorni dei frontalieri. Dopo anni di continui tagli sarebbe profondamente sbagliato colpire ancora gli amministratori». Rischio concreto viste le pressioni del Canton Ticino. Tutti i capogruppo dei partiti rappresentati in Gran Consiglio hanno firmato, infatti, un documento che chiede di abolire i ristorni. «Ma i ristorni – conclude Gadda – sono fondi essenziali per la sopravvivenza delle amministrazioni locali. Per questo Svizzera e l’Italia devono trovare un’intesa complessiva che non penalizzi i Comuni di frontiera».

A. Pag.

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