Nel 1980 fummo in prima linea per aiutare l’Irpinia, creando un gemellaggio tra il comune di Varese e quello di Montoro in provincia di Avellino. Ricordo che decidemmo di far partire gli aiuti per il paese di Montoro nel giro di 24 ore. Non avemmo alcuna esitazione: quella gente andava aiutata.
Il disastro fu terribile. Avevamo deciso di mandare alcune squadre di operai dell’Aspem a fare gli allacciamenti di acqua, luce e gas all’interno del campo base. La scelta era ricaduta su questo comune perché siamo stati guidati dal dott. Zamberletti che al tempo era il “capo supremo” che coordinava gli eventi critici di questo tipo. Fu lui a darci tutte le indicazioni del caso e a metterci in contatto con il sindaco di quel luogo martoriato.
I radio amatori di Varese si misero in contatto con i radio amatori della zona e, grazie anche alla collaborazione delle forze dell’ordine e dei soccorritori che operavano sul posto, ci spianarono la strada per raggiungere Montoro. Quando la spedizione partì, a guidarla c’era il professor Furia. Fu lui a coordinare la costituzione del campo base. Poi, li raggiunsi. Ci vollero una quindicina di giorni prima che il campo base fosse operativo a tutti gli effetti.
Sulla scorta di quei momenti, rimango convinto che ogni pubblica amministrazione del territorio possa anche oggi dare il proprio contributo. Attenzione però: non vanno predisposti aiuti a caso. La cosa più saggia da fare è far passare 24/48 ore. Intanto è importante prendere contatti con chi è sul posto e sta vivendo la tragedia. Penso ai sindaci dei paesini più piccoli e periferici e che godono di minor risonanza mediatica. Sono loro che possono dare indicazioni su ciò che realmente serve. Se posso permettermi di dare dei suggerimenti, invito tutti i varesini a non mettersi in macchina con un carico di beni di prima necessità a caso per raggiungere i luoghi che si sono sentiti citare in TV o sui quotidiani. La parola d’ordine quindi, se si vuole veramente essere d’aiuto, è organizzazione. Niente frenesia, bisogna usare la testa: la situazione è troppo critica e drammatica per fare i crocerossini improvvisati. In questi momenti, non c’è nulla di peggiore che mandare o portare cose che non servono. Sulla base dell’esperienza del 1980, credo sia più utile affidarsi alle associazioni e alle pubbliche amministrazioni che stanno promuovendo iniziative di solidarietà e di raccolta di generi di prima necessità.
Spesso, si tende a mobilitarsi a notizia fresca e, quando i riflettori si abbassano, purtroppo ci si dimentica troppo spesso di queste disgrazie.