VARESE Varese attende il Papa e prega anche per il suo arcivescovo. Si prega nelle parrocchie, nelle case e nel monastero delle romite ambrosiane perché lo Spirito Santo aiuti i cardinali nella difficile scelta.
Dopo la fumata nera di ieri sera, sale l’attesa per la nomina, anche perché la diocesi, con il cardinale Angelo Scola tra i papabili, potrebbe veder cambiare la propria guida. «Se restasse sarei contento – dice Giancarlo Conti, amico di gioventù
dell’arcivescovo – Alla prospettiva che diventi Papa, mi trema il cuore per lui, per una responsabilità così pesante».
Il varesino Conti l’ha incontrato alla fine degli anni ’60. «Faceva l’ultimo anno di università in Cattolica. Eravamo insieme al pensionato arcivescovile di Porta Ludovica che ospitava studenti e lavoratori».
In quegli anni il porporato era uno dei due presidenti della federazione universitari cattolici italiani. «Per me e per tanti che partecipavano alla vita della Fuci era un riferimento. Attivo nel portare avanti il movimento in università, era sempre disponibile a parlare con chi gli chiedeva un indirizzo e una guida».
Avevano una certa familiarità. «Si stava assieme in vari momenti anche per le vacanze o le gite con la Fuci. È stato per un anno e mezzo significativo, perché ha aiutato la mia partecipazione al movimento della Chiesa anche senza discorsi molto complicati. Sapevo che quando avevo bisogno di lui c’era».
Poi hanno preso strade diverse, pur rimanendo in contatto durante gli anni del seminario, il sacerdozio, la permanenza a Friburgo, la visita al Patriarca e, infine, gli incontri a Milano. «L’anno scorso ha ricevuto in arcivescovado i preti con cinque anni di messa, tra i quali mio figlio Stefano, insieme ai genitori. Ci ha detto “stategli vicino, ma non stategli sul collo”». Se l’eleggessero «manterrebbe una linea contigua a quella di Benedetto XVI, che ha dato un’impronta culturale profonda al nostro essere cristiani. Aggiungerebbe la sua disponibilità umana, la grinta per essere un po’ più presente nel rapporto con le persone. Ricordo come si rapportava con noi: con l’autorevolezza di chi sa che la fede si fonda su basi solide».
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s.bartolini
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