– Sensibilizzare e mantenere vivo l’esempio di , un calciatore, un uomo che, nonostante la malattia, non si è mai arreso. Questo è l’obiettivo dell’incontro di ieri sera in sala consiliare organizzato dal Torino Club per la presentazione del libro “Una vita in gioco. L’amore, il calcio e la SLA”. Una malattia, la SLA, di cui, come precisa il medico radiologo «si parla ancora poco, per la quale non esiste una cura».
«Il calcio riceve qualcosa da Stefano Borgonovo – afferma direttrice sportiva del Torino Club – per questo abbiamo voluto concludere il ciclo di incontri di formazione presentare alle nostre squadre un campione come Stefano che è stato un capitano dentro e fuori dal campo».
«Al di la delle qualità tecniche – ricorda il dirigente sportivo che scoprì un giovanissimo Borgonovo – Era un ragazzo stupendo sotto l’aspetto personale, avete fatto caso com’era sempre sorridente nonostante la malattia».
Tra i giocatori che Borgonovo ha allenato c’è anche , il centrocampista della Lazio. «Dalle immagini avete visto chi era Stefano» racconta il campione della nazionale «La sua voglia di divertirsi era inesauribile ma, allo stesso tempo sapeva anche impegnarsi ogni giorno per ottenere dei risultati». Una passione per il calcio che ha caratterizzato il suo essere allenatore «Lui arrivava sempre prima in allenamento» svela Parolo «ed era sempre li, pronto ad insegnarci un nuovo stop o uno schema».
Ma c’è un insegnamento che, per il calciatore classe 1985, è fondamentale «mettersi in gioco e scendere sempre in campo con la voglia di divertirsi sia in allenamento che per una partita». Per il sindaco eventi come quello di ieri sera sono importanti «in sala – afferma – ci sono molti atleti, non tutti diventeranno dei campioni ma tutti diventeranno grandi uomini e donne e per questo hanno bisogno di grandi esempi a cui ispirarsi». Un esempio che per la scrittrice doveva essere raccontata «È un romanzo che porta con sè la forza di una storia vera, di una persona che ha amato e che è stata molto amata».
Un libro scritto a quattro mani con la moglie di Stefano, «È stata una vita intensa ed emozionante fino alla fine – rivela – senza di lui non sarà più la stessa cosa, ma io non smetterò mai di mantenere vivo il suo ricordo e tenendo una luce accesa sulla malattia che lo ha colpito».