La sanità di Varese è rinomata a livello nazionale. Il modello lombardo è stato sempre preso ad esempio e lo è ancora. Ma come e quando sono nati i primi ospedali di Varese?
In questo affascinante viaggio alla scoperta della storia varesina e dei luoghi più significativi, ci accompagna il giornalista Fausto Bonoldi, grazie alla sua opera di ricerca che realizza in collaborazione con l’associazione “La Varese Nascosta”.
“Im Wasser ist Heil” (nell’acqua è la salvezza) è il motto scolpito sull’antica fontana di Bad Peterstal, grazioso paesino della Foresta Nera.
Lo pensava anche il frate ospitaliero Alberto da Brignano quando decise di aprire, nel XII secolo, il primo ospedale varesino nella frazione bostese del Nifontano, dove appunto si trovavano nove fonti, preziose per l’igiene sanitaria. Porta la data del 15 maggio del 1173 l’atto notarile, redatto in latino, con cui “frate Albertus qui dicitur de Brignano” fondò l’ospedale che, nel 1347, fu ampliato grazie a lasciti e donazioni. Le cure erano prestate da conversi e suore che, nel tempo libero, erano tenuti a lavorare la terra. Siccome da un certo momento la regola non fu rispettata e, al contrario, il “personale ospedaliero” si dava alla bella vita, nel disinteresse dell’amministrazione, l’ospedale decadde al punto di non offrire più né un ricovero né, tanto meno, un’assistenza sanitaria.
Cessò di esistere “de iure” il 19 novembre del 1567 quando l’arcivescovo Carlo Borromeo decretò l’accorpamento della struttura con l’Ospedale di San Giovanni, fondato nel 1523 nel cuore del borgo varesino. Tre anni prima del 1173, Alberto da Brignano aveva aperto un altro ricovero per malati e pellegrini nella frazione Molina di Barasso, nei pressi del Fontanone, una grossa sorgente che alimenta in parte ancora oggi gli acquedotti di Varese, Barasso, Luvinate e Comerio.