VARESE Quel maledetto lunedì sera c’erano proprio tutti. Del resto era il compleanno di Davide Bosoni, una colonna portante del gruppo di amici. Erano 21 candeline. Per un aperitivo di auguri si erano incontrati al Tenente di piazza Monte Grappa, perché piaceva a tutti loro. Erano in 15 e si erano dati appuntamento alle 19. Si erano seduti al primo tavolo, quello più vicino all’ingresso del bar e lì avevano trascorso più di due ore.
Intorno alle 21 la fame aveva cominciato a farsi sentire. E allora avevano pensato al Burger King, un locale che riscuoteva molto consenso tra di loro, tanto da essere oggetto di discussioni su Facebook. Visto che le persone sedute al tavolo erano numerose, un ragazzo si era offerto di andare a prendere i panini per tutti. Ma piano piano arrivavano le defezioni. Ben cinque amici avevano deciso di tornare a casa. E così, alla fine, diretti verso il Burger King sarebbero stati solo in dieci.
Che potevano stare in due macchine. Le auto di Luca Vilardi e di Davide Bosoni erano parcheggiate all’oratorio di San Vittore, che dista solo qualche centinaio di metri dalla piazza. Dopo gli ultimi saluti, più o meno alle 21.15, i giovani si sono stretti nelle auto, vicini vicini. Le ultime parole, Davide e Luca se le sono scambiate dal finestrino. Una semplice informazione: Davide sarebbe uscito a Cavaria. Luca a Gallarate. «Ci vediamo lì». L’appuntamento era al fast food.
L’auto di Bosoni è partita con circa 3 minuti di anticipo rispetto agli amici. Troppo tempo per rendersi conto dell’incidente accaduto dietro di loro mentre percorrevano l’autostrada. Ignari della tragedia, i ragazzi aspettavano gli altri nel luogo dell’appuntamento. Erano circa le 22. Non erano insospettiti del ritardo degli amici, tanto che non avevano provato a chiamarli. A un certo punto l’attesa è stata interrotta dal suono di un telefonino. Era la mamma di un ragazzo in macchina con Bosoni, che chiedeva informazioni e si accertava delle loro condizioni di salute. Era stata, infatti, la mamma di Eride, la ragazza che era riuscita a uscire dalla Punto capottata, a chiamarla e a raccontarle quanto sapeva della disgrazia. Di notizie certe, però, ancora non ce ne erano. Tutto era molto confuso.
A quel punto i ragazzi si sono messi in auto e, percorrendo l’autostrada nel verso opposto hanno visto il disastro. Se ne sono detti, in questi giorni, di “se” e di “ma”. «Se non fossimo andati fino a Gallarate». «Se solo uno di noi fosse andato a prendere i panini». «Se l’altra auto fosse arrivata solo qualche minuto più tardi». Ogni tanto uno di loro scoppia a piangere, interrogandosi su come sarebbe bastato poco per evitare questa fatalità. Per loro ci sono tanti abbracci e parole di consolazione da parte degli amici: «Inutile colpevolizzarsi. È stata una tragedia e nessuno di noi ne ha colpa. Anche se fa male ammetterlo, era scritto che doveva andare così».
Sabato alle 9.15 i funerali in San Vittore celebrati dal vicario episcopale monsignor Luigi Stucchi.
Tutte le altre notizie sull’inchiesta in corso sul giornale in edicola oggi, venerdì 31 agosto.
s.bartolini
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