Via Milano si colora di arcobaleno. «Omofobia strisciante, fenomeno da combattere» ammettono dal neocostituito gruppo Altomilanese Lgbt.
Ieri pomeriggio, al gazebo del Busto Arsizio Pride Square organizzato dall’Arcigay Varese per pubblicizzare la parata del Gay Pride in programma a giugno nel capoluogo di provincia, si è presentato anche il sindaco Emanuele Antonelli. Un modo per stemperare le polemiche divampate ai tempi della controversa serata “no gender” con Povia a Borsano e sventate in extremis quando al gazebo Arcigay era stato proposto di posizionarsi in via San Gregorio, fuori dal centro pedonale. «Ci siamo chiariti – fa sapere Giovanni Boschini presidente di Arcigay Varese che ha avuto un lungo colloquio con Antonelli – auspichiamo che l’amministrazione sia più attenta alle nostre istanze».
Sul Gay Pride Antonelli non ha cambiato idea, ma la sua presenza è stata apprezzata: «Il fatto che un sindaco di centrodestra abbia voluto incontrarci è positivo, in Italia non è scontato – sottolinea Boschini – Siamo anche noi cittadini che abbiamo bisogno di tutela e protezione. È un’esigenza reale che vogliamo far emergere, perché anche su questo territorio abbiamo ricevuto segnalazioni di persone che faticano a fare coming out o di persone maltrattate o cacciate di casa dai genitori dopo averlo fatto».
Problemi su cui sta provando a fare rete il neocostituito collettivo Altomilanese Lgbt: «Siamo una quindicina e vorremmo diventare associazione, come riferimento anche per chi ha bisogno di aiuto, per far vedere che non si è da soli – rivela Paolo Zadra – purtroppo nelle realtà di provincia l’omosessualità è ancora un tabù, c’è un clima di omofobia strisciante che in alcuni casi diventa anche palese e violento, ad esempio contro le coppiette al parco. Infatti a Busto non ci sono locali di riferimento per la comunità Lgbt».
L’occasione del “Busto Arsizio Pride Square” è stata colta anche dai ragazzi di Comunità Giovanile per dire la loro con uno striscione contro le adozioni gay esposto nottetempo ai Cinque Ponti: «Una società che promuove un mercato dei bambini e che non tutela i loro diritti disinteressandosi delle tesi di studiosi e pediatri solo perché l’importante è “l’amore”, è destinata all’estinzione – spiega il presidente dell’associazione Lorenzo De Bernardi – nessuno intende discriminare gli omosessuali, si tratta di difendere le basi su cui si fonda la società».