«Quello che conta davvero è riuscire a mantenere l’atmosfera straordinaria che ci circonda e che abbiamo vissuto anche venerdì sera al PalaWhirlpool, perché il mio vero obiettivo resta quello di regalare a Varese un’emozione pari a quella del 1999».
Il giorno dopo di Gianmarco Pozzecco è un tuffo al cuore: rivendica di essere tornato nella città del suo primo, grande trionfo con un sogno, una missione, un progetto che va oltre le cronache e le situazioni di un singolo momento. Guarda avanti il Poz, anche dopo una sconfitta, «perché è vero per esempio che centrare le final eight di Coppa Italia potrebbe essere per noi motivo d’orgoglio. Ma è altrettanto giusto dire questa società e questa piazza, per il passato glorioso che hanno, non possono certamente limitarsi a mini-obiettivi. Io mi permetto di sognare in grande, anche se non so chiaramente quanto ci vorrà per vedere tutto questo realizzarsi».
Non c’è tempo per rimuginare sull’occasione persa contro la Dinamo Sassari di Meo Sacchetti.
«E coi ragazzi non voglio neanche mettere il dito nella piaga, visto che so quanto siano tutti dispiaciuti per come è andata a finire – dice il Poz – Non dobbiamo fare troppi drammi, ma ricaricare le pile, consapevoli comunque degli errori che abbiamo commesso e del lavoro che sarà necessario, e che sicuramente faremo, per cercare di rimediare a queste situazioni.
Dobbiamo migliorare in fatto di gestione, dei finali di partita in particolare: ma posso anche dire che sia a Brindisi che con Bologna e a Caserta ci eravamo riusciti».
Allenarsi giorno dopo giorno, per fare sempre meglio, senza troppi calcoli: «Non mi metto certo a fare tabelle, anche perché in questo campionato non esistano partite impossibili, ma sono tutte difficili».
E il futuro immediato, in termini di campo, si chiama Capo d’Orlando. Match a dir poco speciale quello che andrà in scena domani sera alle 21 al PalaFantozzi, e che Pozzecco vivrà assaporando emozioni fortissime.
«Parto col dire che il momento più bello di tutta la mia vita è stato forse il giorno in cui, per la prima volta, sono tornato a Varese da avversario: quell’applauso interminabile, quell’attestato di stima e d’affetto, è qualcosa che porterò dentro di me per sempre – racconta il Poz – Non so onestamente cosa accadrà domani sera tornando a Capo d’Orlando: me ne sono andato perché desideravo fortemente tornare a Varese, e forse non c’è stato nemmeno il tempo di spiegare bene alla gente questa mia scelta. Qualcuno, di conseguenza, potrebbe anche non averla capita».
Comunque vada, saranno lacrime di gioia. «Su questo non si accettano scommesse. Sarà un’emozione incredibile ritrovare tutti, e sarei bugiardo se non ammettessi di sognare una grande accoglienza».
Per troppo amore, però, qualche tifoso potrebbe aver masticato davvero amaro per la scelta compiuta. «Ho deciso io di venire via, per cui non posso dirmi dispiaciuto: rivolevo Varese, e mi spiace che la mia scelta possa aver fatto soffrire qualcuno. Un giorno, nella vita, spero di poter tornare anche a Capo d’Orlando: ma è chiaro che qui, in questo momento, sto vivendo qualcosa di clamoroso».
Perché Gianmarco Pozzecco ha due case e due sentimenti altrettanto forti, sinceri e mai nascosti o negati. «E fra Varese e Capo d’Orlando non ci sono differenze, ma un denominatore comune: l’amore reciproco, qualcosa di straordinario che sono riuscito a creare qui e là con la gente».