Nicola Laurenza è tornato dall’Inghilterra, dove è stato insieme ai presidenti di Brescia e Lanciano e al direttore
generale della Lega di B Paolo Bedin, pieno di entusiasmo.
«Come sapete – dice il presidente biancorosso – Varese fa parte delle tre società pilota del progetto B Futura, che sono state invitate a Brighton per osservare da vicino un modello di riferimento molto importante».
Il paradigma degli impianti calcistici all’avanguardia viene dall’estero, come spiega Laurenza: «Il presidente di B Andrea Abodi e il suo braccio destro Bedin hanno capito che l’Inghilterra è avanti anni luce. Il Brighton è una squadra di serie B di livello medio eppure ha uno stadio splendido da 28 mila spettatori e sapete la gente come fa ad andare alla partita? L’83 per cento dei tifosi prende i mezzi pubblici. Un modo esemplare per rispettare il territorio».
Brighton è all’avanguardia: «Ho visto un centro di allenamento spettacolare con 15 campi, un college, palestra e piscina». I ragazzi delle giovanili si integrano alla perfezione grazie a una iniziativa geniale, come ci fa racconta Laurenza: «Chi arriva da fuori non si ferma a dormire nel centro sportivo ma viene ospitato nelle case delle famiglie di Brighton, in modo da venire a contatto nel modo giusto con il nucleo della collettività».
L’ospitalità spicca anche allo stadio: «Nella curva riservata ai tifosi in trasferta c’è un bar che, ad ogni partita, viene decorato con i colori delle varie squadre che arrivano a Brighton. In questo locale si serve la stessa birra che i supporter ospiti bevono nel loro stadio per farli sentire ancora più a casa». La correttezza regna sovrana sugli spalti: «Durante la partita del Brighton con il Queens Park Rangers a cui ho assistito, una quindicina dei mille fan ospiti si sono messi a protestare con forza.
In 27 mila hanno risposto gridando “noi non ti riconosciamo” e i facinorosi si sono zittiti subito. Capite che c’è un forte modello culturale dietro a questa ammirevole presa di posizione da pelle d’oca che ha unito, in un batter d’occhio, tutto lo stadio. Io sono un ex atleta, ho fatto canottaggio e triathlon e per me lo sport è innanzitutto lealtà e rispetto. L’agonismo e la rivalità ci devono essere sempre ma poi bisogna stringere la mano agli avversari e magari andare con loro a bere una birra o a mangiare un panino».
Laurenza è tornato dall’Inghilterra più carico che mai: «Sono pronto a impegnarmi perché anche a Varese si realizzi quello che ho visto a Brighton. Io ci credo e porterò avanti i progetti dello stadio e del centro di allenamento in silenzio. Il momento non è favorevole per le aziende, che devono pensare a vincere la crisi e a sopravvivere ma la mia esperienza in biancorosso non è mordi e fuggi. Sono qui per realizzare grandi progetti e se qualcuno volesse darmi una mano non faticherà a trovare il mio numero».
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