Laveno Mombello Botte da orbi fra le mura di casa. Davanti alla figlioletta di appena quattro anni. E’ il martirio quotidiano subito da una donna di origine albanese malmenata dal marito, anche lui della stessa nazione. Le vessazioni sono terminate solo sabato mattina quando la vittima, dopo l’ennesimo pestaggio, ha afferrato il telefono e ha chiamato in soccorso i carabinieri della stazione di Laveno Mombello. I militari hanno posto fine all’incubo, ammanettando il compagno. Ora l’uomo
si trova a Varese, rinchiuso nel carcere dei Miogni: è accusato di maltrattamenti in famiglia. Questa mattina verrà interrogato dal giudice per le indagini preliminari Cristina Marzagalli, che dovrà decidere se convalidare o meno l’arresto.
I fatti, come si diceva, risalgono a sabato mattina. Alla centrale operativa dei carabinieri di Luino arriva una chiamata. E’ una donna di 30 anni che, disperata, racconta di essere stata appena picchiata dal marito 37enne dentro la loro abitazione di Laveno. Dopo pochi minuti sul posto arriva una pattuglia. Ma in quella presunta casa degli orrori non trovano nessuno. Poco distante, però, i carabinieri notano una donna con in braccio una bambina. La raggiungono: è lei. La signora racconta di essere scappata per sfuggire le ire del marito. Scattano le ricerche: l’uomo viene rintracciato e fermato nei pressi dell’abitazione.
La 30enne, nel frattempo, viene accompagnata al pronto soccorso dell’ospedale di Cittiglio. I medici verificano lo stato della donna e confermano, sulla base dei segni scoperti sul corpo, che è stata vittima di un pestaggio.
f.artina
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