– Dall’alluvione emerge la miseria: 17 persone stipate in un capannone in via Volta. Lavoratori irregolari e in nero immersi in un metro e mezzo d’acqua di piena a rischio ipotermia, annegamento e folgorazione, visto che l’impianto elettrico era fatiscente. Quando gli agenti del commissariato di polizia di Stato di Luino e i militari della guardia di finanza della compagnia di Luino hanno raggiunto il capannone credevano di trovarsi davanti a un’abitazione civile con una famiglia in difficoltà.
E invece hanno scoperto una serie di illeciti: le indagini sono ancora in corso ma si parla già di sospetto caporalato. I lavoratori, dodici italiani, tra una donna di 53 anni, tre romeni, un polacco e uno svizzero erano stati “rastrellati” da un imprenditore edile di Potenza che li traghettava a lavorare in Svizzera dove la società ha una seconda sede. Il sospetto è che tutti fossero irregolari; l’imprenditore li faceva dormire e mangiare lì, in quel capannone molto simile a un hotel dei disperati con lettini, cucina, bagni, sporchi, fatiscenti e promiscui. I diciassette non volevano uscire: pur di tenersi un lavoro mal pagato e non regolare hanno rischiato di morire. Per non farsi scoprire. Ora la procura di Varese sta coordinando una vasta indagine di polizia di Stato e guardia di finanza nei confronti dell’imprenditore che candidamente avrebbe ammesso: “Sì, li facevo vivere lì. E’ colpa della crisi: non poteva pagare loro vitto e alloggio”. E stando ai primi risultati degli accertamenti in corso alcuni parenti dell’imprenditore potentino avrebbero agito quali procacciatori di indigenti alla disperata ricerca di un lavoro qualunque e a qualunque condizione.