Innovare, semplificare, sburocratizzare: dopo il taglio dell’Irpef, è giunta l’ora del Lavoro e Pubblica amministrazione. «Avanti come un treno», Matteo Renzi si prepara a portare in Consiglio dei ministri la prossima settimana l’annunciata riforma della Pa e mette in cantiere interventi a sostegno delle famiglie. Ma intanto è l’approdo in Aula alla Camera del decreto lavoro a infiammare il dibattito nella maggioranza. Il Nuovo centrodestra promette battaglia per cancellare le modifiche apportate dal Pd al testo in commissione. Ma il Pd non cede. E oggi il governo valuterà se mettere la fiducia.
I dati sull’occupazione, che in questa Pasquetta «denunciano la presenza di 1,1 milioni di famiglie senza redditi da lavoro, sono allarmanti: bisogna fare in fretta», dice il responsabile Welfare del Pd Davide Faraone. Ne è convinto Renzi, spiega chi ha avuto modo di parlargli: non è il momento di agitare bandierine, ma di intervenire con rapidità per condurre in porto i provvedimenti. Dunque, la questione lavoro, osserva il premier, non sta nel numero di rinnovi dei contratti a termine indicati nel decreto (erano otto, sono diventati cinque dopo le modifiche promosse dal Pd in commissione), bensì nell’intervento complessivo disegnato dal governo anche con la legge delega.
È «normale», ha detto Renzi venerdì, «che ci sia da trovare un punto di sintesi» tra Pd e alfaniani. E una sintesi sarà cercata. Ma poiché il decreto, come ha detto anche il ministro Giuliano Poletti, «non è stato stravolto in commissione», l’obiettivo del Pd è adesso incassare una «rapida» approvazione in Aula alla Camera, per consentire poi la seconda lettura in Senato e la conversione del decreto entro il 20 maggio. «Attardarsi su una disputa ideologica che ha tanto il sapore elettoralistico non è utile al Paese», nota ancora Faraone. Ed è chiaro il riferimento al Nuovo centrodestra. Ma il partito di Angelino Alfano promette battaglia se non si cancelleranno le modifiche apportate al testo in commissione.
«Sarà scontro. E – annuncia Sergio Pizzolante – se il governo dovesse mettere la fiducia, lo scontro si sposterà al Senato dove gli equilibri sono diversi», perché il Pd è meno forte. Ma Renzi non perde la sua tranquillità. «Avanti come un treno sulla via del cambiamento», dice. E ai suoi confida di avvertire un clima positivo, un incentivo a proseguire. Glielo ha confermato anche il bagno di folla di domenica scorsa, quando è andato a Firenze per la messa e per lo spettacolo dello «scoppio del carro», unica uscita della Pasqua in famiglia a Pontassieve.
Il decreto per il taglio dell’Irpef, il cui testo dovrebbe essere pubblicato nei prossimi giorni in Gazzetta Ufficiale, è un provvedimento concreto che mette in difficoltà, sottolineano i renziani, tutti gli avversari politici. La forza dell’attacco concentrico di M5S e Forza Italia, osservano, testimonia l’impatto delle misure messe in campo, da quelle sulle province all’aumento della tassazione a carico delle banche. Beppe Grillo e Renato Brunetta rispolverano un articolo dell’«Economist» del primo marzo a supportare la loro convinzione che quelle del governo sono solo «parole, parole, parole». Ma i renziani accolgono con ironia la provocazione: «Questi scienziati hanno impiegato due mesi a capire un articolo», osserva Ernesto Carbone.
Oggi Renzi tornerà a Roma. E, con un occhio al passaggio decisivo del decreto lavoro e al cammino delle riforme al Senato, si concentrerà sul dossier della Pubblica amministrazione da chiudere, come promesso, entro aprile. La riforma aprirà la via alla novità per cui i cittadini avranno un’identità digitale e un pin per dialogare con gli uffici e i servizi statali.
Mentre sul fronte dei contratti, spiegano a Palazzo Chigi, non ci sarà alcun atteggiamento vessatorio nei confronti degli impiegati pubblici: l’intento è, semmai, quello di eliminare inefficenze e sacche di privilegio. In settimana è in agenda anche il tema dell’utilizzo dei fondi europei, di cui il sottosegretario Graziano Delrio andrà a discutere il 24 aprile ad Atene. Insomma si preannunciano giorni ancora molto animati sul fronte politico interno al governo e nelle sedi parlamentari chiamate a varare alcuni dei decreti più importanti delle ultime settimane.
I fronti caldi continuano a essere quello delle riforme e dei conti pubblici anche per le coperture annunciate come sicure da l’ex sindaco per mettere in busta paga da maggio i famosi 80 euro a chi guadagna meno di 1.500 euro al mese.
© riproduzione riservata