CASTELVECCANA «Sono una persona razionale. Non credo a queste cose. Ma stare a vedere se può succedere qualcosa non costa nulla. Anzi. Ormai sono tre anni e mezzo che aspettiamo». Rilanciata immediatamente sul gruppo Facebook “Per la verità su Patrizia Rognoni” la notizia del volume “La scomparsa di Patrizia Rognoni. Gli istanti precedenti e successivi alla sua dipartita ricostruiti minuziosamente” scritto da Bea e Lara, pseudonimi dietro i quali si celano due sensitive, non convince più di tanto. Né i frequentatori della pagina sul social network, né gli amici più stretti.
«Ripeto – conferma determinata Graziella Gironzini, 74 anni, ex insegnante d’italiano alle superiori che ancora sentiva e frequentava l’ex allieva Patrizia Rognoni – il mio atteggiamento razionale mi porta a escludere queste ipotesi. Ma non me la sento nemmeno di giudicare chi è convinto, in buona fede, di dare un mano. Perché la verità è che, di fronte ad un silenzio che dura da tre anni e mezzo, aspettiamo con ansia un evento risolutore».
Anche per gli amici, così, la notizia del libro non è altro che un tentativo, l’ennesimo, di non far calare l’attenzione. Auspicando magari verifiche sul racconto fatto dalle sensitive a “Il Giornale”. Sull’ipotesi cioè «che Patrizia sia stata uccisa dopo un rapimento, avvenuto davanti alla sua abitazione proprio la sera della scomparsa, e dopo essere stata sequestrata una decina di giorni in un ex convento nelle vicinanze di Lugano, è stata uccisa, fatta a pezzi e sepolta in un bosco del Canton Ticino». Questa, infatti, sarebbe la drammatica sorte toccata alla commerciante di Castelveccana, 56 anni, svanita nel nulla fra il 16 e il 17 settembre 2009. «Un sequestro e un omicidio – hanno ribadito le medium – nel quale sarebbero coinvolte la massoneria e la criminalità organizzata».
«Senza elementi ulteriori – evidenzia in conclusione la professoressa Gironzini – è difficile commentare. Anche se sono convinta che qualcosa sia successo. Perché Patrizia non avrebbe mai lasciato la figlia di sua iniziativa. Quel giovedì Patrizia doveva andare a prendere la figlia che l’aspettava davanti a scuola. Era una donna puntualissima. E adorava sua figlia sopra ogni cosa. Ecco: chi conosceva Patrizia sa bene che per lei, abbandonare sua figlia in strada, da sola, in quel modo, era la più remota delle possibilità».
b.melazzini
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