Le banche svizzere cercano dipendenti, ma non noi italiani

Beffa per gli aspirati collaboratori degli istituti di credito e delle assicurazioni elvetiche. Citterio (Abt): «Da voi ci si occupa di credito e finanza rivolti alla clientela interna»

A un’ora di macchina da casa nostra, o poco più, c’è un settore che cresce e cerca lavoro. È quello delle assicurazioni ma soprattutto delle banche. Trattasi però di Svizzera. E, a quanto pare, per gli italiani la sfida è più complessa che per altri.

Secondo Finews, che pubblica l’indice Jobdirectory, a fine giugno le banche svizzere offrivano lavoro a 1.784 potenziali collaboratori, con una crescita del 20,4%. Negli ultimi tre mesi sono soprattutto le banche cantonali (che hanno segnato una crescita del 36,6%), regionali e le Raiffeisen (+22,3%) ad aver cercato nuovi profili, mentre Ubs e Credit Suisse hanno registrato un incremento rispettivamente del 14,5% e del 12,5%.

Innovazione

Per quanto riguarda le assicurazioni, i posti vacanti a fine giugno erano 1.121 (in calo del 7,7%), mentre le altre società del ramo (esperti contabili, informatici, consulenti aziendali) offrivano lavoro a 1.531 potenziali collaboratori (+5,9%).

Perché le banche sono in espansione? Complice di questo aumento dei posti vacanti, dice Finews, è l’avvicinarsi della fine del contenzioso fiscale degli Usa, il vicino scambio automatico di informazioni con l’estero. Oltre a una pressione a innovare. Si cerca sempre più personale qualificato. E anche per questo basta parlare con gli svizzeri per capire che per chi è al di qua dal confine non c’è trippa per gatti.

«Il personale straniero che lavora nelle banche elvetiche è nell’ordine del 17 per cento, i frontalieri sono solo il 4%», ci dice Franco Citterio, direttore di Abt, Associazione bancaria ticinese.

Lo raggiungiamo al telefono al suo ufficio di Lugano.

Bisogna parlare inglese e tedesco

Ci spiega che «la conoscenza di inglese e tedesco, qui da noi, sono requisiti essenziali. Soprattutto qui richiediamo profili internazionali: il mercato bancario italiano, storicamente, è molto chiuso».

«In Italia ci si occupa prevalentemente, salvo eccezioni, di credito e finanza rivolte alla clientela italiana. Così è avvenuto negli ultimi 30, 40 anni. Il mercato del lavoro nel settore bancario in Italia non ha quindi mai offerto profili interessanti, al contrario di piazze come la Gran Bretagna, o l’America».

«La classica carriera del private banker svizzero», aggiunge Citterio, «si compone di solidi studi e di un’esperienza pluriennale tra Singapore, Londra e New York. Solo al termine di questa il profilo diventa interessante. Il settore sta cambiando, oggi il consulente deve avere contezza anche di regole e leggi che governano i Paesi da dove provengono i nostri clienti».

In Svizzera l’interesse per i laureati sta crescendo enormemente. Tante sono le banche che pubblicizzano i tirocini. Soprattutto in Credit Suisse, dove raggiungono il 25 per cento dei posti vacanti.

Prima le esperienze

Ma anche le altre hanno aumentato l’offerta per i giovani. Se i neolaureati nostrani possano accedere a queste opportunità lo abbiamo chiesto a Citterio, che da esperto del settore bancario svizzero però ci risponde.

«Potrebbero esserci opportunità anche per i neolaureati italiani, a patto che si costruiscano una serie di esperienze, non solo nel settore. Privilegiamo però università svizzere, inglesi o tedesche, sinceramente. Forse un laureato della Bocconi può avere qualche chanche in più di altri».n