C’era una volta Varese. Sfogliando, con un po’ di sana nostalgia, il libro “Cartoline da Varese” di – appena edito da che sarà presentato da domani alle 18 in Sala Matrimoni del Comune di Varese – ritroviamo la Varese dei nostri nonni, con un significativo viaggio in bianco e nero attraverso i luoghi che assomigliano – e non assomigliano più – alla nostra città.
Ad accorgersi dei cambiamenti del volto della città e delle sue piazze già il grande scrittore che apre il volume con “Fantasia per una sera d’estate”, un articolo pubblicato sulla Prealpina, nell’ormai lontano 1946.
Rodari parla della Piazza Monte Grappa e riporta l’attenzione sui gradini della fontana. Ieri come oggi, la piazza desta attenzione, suscitando riflessioni. «Non bastano i tavolini del Socrate a dar differenza, non basta l’orchestra, non bastano le luci, i marmi: son cose secondarie, accidentali. Son lì per caso: è moda, è il tempo. Trent’anni fa non era così. Fra cento anni non sarà così. La sostanza, qual è? La sostanza siamo noi, seduti sui gradini della fontana, uomini e donne, donne coi bambini, bambini con l’ultimo gioco prima del sonno, gente a braccio del fresco, della sera, dell’estate. Cos’è stato il giorno? Una febbre, un agitarsi e sudare: tutto passato».
Dal fresco dell’estate, all’inverno natalizio e alle nevicate. Sorprendente l’immagine varesina di un bambino che fa il saluto romano all’enorme testa del duce realizzata con la neve. «Nessuno si azzardava a tirargli palle di neve» si legge in didascalia.
Anche perché «Mussolini è cittadino onorario di Varese e lo rimane dopo che il Consiglio comunale, – si legge nel testo – al termine di un vivace dibattito con un principio di rissa in aula, il 7 giugno del 2013 respinse la proposta di revoca presentata dal Partito democratico. D’altronde, nel 1924 la classe dirigente varesina, con in testa il fondatore e direttore della Cronaca Prealpina , cominciò il “pressing” che avrebbe portato, di lì a tre anni, all’elevazione della città a capoluogo di provincia”. Risultato raggiunto con il Regio decreto del 1927, su proposta dello stesso Mussolini.
Ma nel capitolo dedicato alla “Varese littoria” non ci sono solo immagini del Duce, ma tragiche fotografie che riportano alla luce le macerie della nostra città al risveglio, dal primo bombardamento degli inglesi, avvenuto nella notte tra il primo e il 2 aprile 1944.
Non solo danni, la distruzione dello stabilimento dell’Aermacchi, ma case sbriciolate nel territorio compreso tra Masnago – dove fu danneggiata anche la chiesa – e Casbeno. Fa molto pensare il fatti che un libro così antico sia nato attrarso un social. «Migliaia e migliaia di varesini, di nascita e d’adozione, residenteti o emigrati, frequentano quotidianamente le pagine e i gruppi Facebook dedicati alla nostra storia. È gara a mettere in comune fotografie, documenti e notizie che, in molti casi, danno origine a una ricerca collettiva che accresce la conoscenza del passato di questa terra».