Le chanches di D’Alema per diventare ministro degli Esteri Ue


Bruxelles, 31 ott. (Apcom)
– La candidatura di Massimo D’Alema al posto di Alto rappresentante per la Politica estera e di sicurezza comune dell’Ue non è più solo un’ipotesi giornalistica, come le tante di cui si è parlato nelle ultime settimane a Bruxelles, ma è diventata semiufficiale con la nota odierna sulla disponibilità di Palazzo Chigi, che non ne fa il nome ma si riferisce si chiaramente a lui, e con le ammissioni dello stesso D’Alema (che si è detto “onorato” e “grato”).

Dall’osservatorio di Bruxelles, l’ex premier italiano sembra avere delle chances reali, anche se la partita è ancora tutta da giocare. Una partita che, tuttavia, è già cominciata con un lancio, molto discreto, ma anche molto ‘robusto’, della sua candidatura.

Quattro elementi sembrano rafforzare queste chances: le decisioni prese a Bruxelles dal vertice Pse, in preparazione del Consiglio europeo di Bruxelles; le considerazioni sugli equilibri fra le nuove cariche europee create dal Trattato di Lisbona, che militano per l’attribuzione del posto di Alto rappresentante a un grande Stato membro e di quello di presidente stabile del Consiglio europeo a un paese piccolo; il ‘fattore Miliband’, ovvero il rifiuto nettissimo che il ministro degli Esteri britannico, ieri dato per favorito in questa corsa, ha opposto alla sua candidatura; la visita, infine, del neo segretario del Pd Pierluigi Bersani a Bruxelles martedì prossimo.

Bersani incontrerà il commissario Almunia (che oltre ad essere responsabile Ue degli Affari economici e monetari è uno dei dirigenti socialisti più ascoltati dal Pse) e il capogruppo europarlamentare dei Socialisti e Democratici, Martin Schulz. E’ molto verosimile che il segretario del Pd chieda ad Almunia di intercedere per D’Alema presso il presidente della Commissione Barroso, e a Schulz di premere per una ‘investitura’ socialista.

Loc

MAZ

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