L’incredibile avventura delle cooperative artigiane che tracciarono la via della zona industriale di Sud-Ovest. «Quando Borri e Baratelli ci offrirono 70mila metri quadrati di aree, io e Castiglioni parlammo con Carlo Monoli, un trascinatore, molto seguito dagli artigiani, per cercare di raccogliere consenso – racconta l’ingegner i – aderirono 42 imprese artigiane: c’erano le piccole imprese allora collocate negli spazi dell’ex Cotonificio Bustese e c’era anche chi fino a quel momento lavorava nel sottoscala, penso a Metti della Mebraplastik,
e che poi è diventato la prima impresa europea nel settore». Sono passati più di 30 anni ma i ricordi sono indelebili: «Ricordo un tavolo pieno di cambiali, era un intervento da mezzo miliardo di lire solo per ottenere i terreni – prosegue Leoncini – scoprimmo anche un altro bando regionale da mezzo miliardo per progettazioni innovative di alto livello tecnologico: convincemmo gli artigiani a realizzare un impianto di teleriscaldamento con tubazioni preisolate, dello stesso tipo di quelle posate in città trent’anni dopo, asserendo che l’inceneritore Accam avrebbe fornito l’acqua calda necessaria per far funzionare l’impianto. Cosa che poi in realtà non è mai successa. Incontro ancora oggi artigiani che me lo rinfacciano…». L’ultimo tassello fu il mutuo con la Cariplo per finanziare la costruzione: «Erano perplessi, però alla fine, complice forse l’appartenenza partigiana di Monoli, i soldi arrivarono».