Le “invasioni barbariche” del Bruco Americano

Il comune di Vergiate lancia l’allarme: in pericolo le piante del Parco del Ticino

Il tepore di questa stagione autunnale piace agli insetti. E dopo la proliferazione delle cimici, che stanno infestando tutto il bacino del basso Verbano, un altro temibile insetto fa registrare la sua piccola ma ingombrante presenza. Si tratta dell’Hyphantria cunea o Ifantria Americana, un insetto comunemente noto come Bruco Americano e che ricorda un millepiedi peloso. Il lepidottero defogliatore polifago di provenienza nord-americana, che nello stadio larvale assomiglia molto alla Processionaria del pino, è un grande divoratore di alberi.

La specie si è diffusa in Europa a partire dagli anni Quaranta e in Italia intorno al 1975. Partendo dalla Val Padana, si è diffusa rapidamente in tutta l’Italia settentrionale e centrale, attraverso i mezzi di trasporto, causando gravi danni alle latifoglie presenti nelle aree verdi urbane, lungo le strade e le linee ferroviarie. Nella sua fase adulta diventa una farfallina bianca. È stato avvistato in molte zone del territorio vergiatese e nei Comuni confinanti, e l’amministrazione comunale di Vergiate ne ha segnalata la diffusione all’ufficio competente del Parco del Ticino. Nessun allarmismo per quanto riguarda la salute umana: dall’ente locale fanno sapere che «il bruco americano non è pericoloso né per l’uomo né per gli animali e anche se toccato direttamente non produce irritazione della pelle ma la sua proliferazione causa unicamente defogliazioni molto evidenti».
A sua volta l’ente Parco ha contattato il servizio fitosanitario regionale e ha confermato che il bruco americano non è pericoloso né per l’uomo e né per gli animali e che hyphantria ormai è quasi a fine ciclo; in questo periodo si trovano soprattutto larve mature o prossime alla maturità il cui destino è quello di scendere dalle piante e incrisalidarsi per passare l’inverno. Pertanto nel giro di qualche settimana il problema dovrebbe esaurirsi. Cio non toglie comunque che il Comune continui a monitorare la situazione, in collaborazione con lo stesso Parco, anche in vista della primavera 2017. Se la proliferazione del bruco dovesse essere massiccia si potrebbero rendere necessari interventi di contenimento. Il Bruco Americano ha anche dei nemici predatori: ragni e insetti come la crisopa, la forbicina e le vespe. Anche gli uccelli possono svolgere un’efficace azione. Esistono poi trattamenti sia meccanici (distruzione dei nidi) sia biologici o chimici che possono essere impiegati per scongiurarne la diffusione, pericolosa soprattutto per la flora locale e le latifoglie, per l’acero negundo ed il gelso.